Sono 32 le persone arrestate questa mattina nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sul racket dei rifiuti: in uno dei tre filoni seguiti dagli investigatori è venuta alla luce l’attività di false Onlus no profit, che erano riuscite a ottenere dalle amministrazioni comunali l’affidamento della raccolta di indumenti usati, in molti casi facendo leva anche sullo scopo umanitario delle organizzazioni.
Un altro filone dell’inchiesta ha portato alla luce come alcuni degli indagati utilizzavano rifiuti tessili e indumenti usati, mischiati insieme a escrementi e farmaci scaduti, comprati in Germania e venduti in Africa, America Latina e Asia: tali rifiuti erano etichettati come merci recuperate, selezionate e igienizzate, ma nessuna di queste operazioni era stata realmente effettuata.
Il terzo e ultimo filone di indagine ha invece scoperto l’attività di alcune famiglie che, senza essere in possesso di alcuna autorizzazione, raccoglievano indumenti usati, rivendendo quelli in buone condizioni e gettando nei cassonetti dell’immondizia gli altri: l’operazione condotta dai carabinieri del Noe di Caserta ha posto fine a tali attività e portato in carcere 32 persone. L’accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di attività organizzate per il traffico di rifiuti.
Durante l’operazione, le forze dell’ordine hanno anche effettuato sequestri, mettendo i sigilli ad aziende e ai mezzi utilizzati dagli arrestati per compiere i reati di cui sono accusati: il valore del sequestro, non ancora quantificato con precisione, sarebbe comunque superiore ai dieci milioni di euro. Grazie alle indagini è stata ricostruita la suddivisione delle attività illegali in aree, nelle quali gli indagati godevano di una sorta di esclusiva.