Per l’ennesima volta la stampa internazionale parla male delle cattive prassi napoletano. A finire sotto la lente dell’autorevole quotidiano statunitense “The New York Times” sono gli scavi di Pompei. Il sito archeologico ci è stato regalato dalla violenta natura del Vesuvio, che durante l’eruzione risalente al 24 agosto del 79 d.C. ha fermato il tempo, coprendo tutto di cenere e lasciando una testimonianza della vita romana fino a giorni nostri. Purtroppo l’usura e l’incuria stanno togliendo lustro a un sito archeologico visitato da milioni di turisti ogni anno.
Secondo le giornaliste Rachel Donadio ed Elisabetta Povoledo che hanno scritto l’articolo sul The New York Times il problema sarebbe legato alla burocrazia italiana, poiché la gestione del sito mancherebbe di una pianificazione strategica e di una buona gestione manageriale.
Il secondo problema sarebbe la presenza della camorra sul territorio, che minaccia lo viluppo del territorio stesso. A febbraio l’Unione Europea, allarmata per lo stato di declino degli scavi, ha stanziato un fondo di 137 milioni di dollari per poter conservare i beni storici e favorire l’indotto intorno agli scavi.
L’unione Europea non è l’unica ad essere interessata a un rilancio turistico-culturale di Pompei. Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, ha lanciato il bando internazionale “99 ideas – Call for Pompei”. Le idee progettuali possono essere votate sull’omonimo sito www.99ideas.it ed entro maggio le cinque più votate riceveranno un premio pari a 3mila euro e il loro inserimento nel piano d’azione per Pompei.
Tra i progetti pervenuti c’è chi vuole trasformare gli scavi archeologici in un parco divertimenti, che di gemellare la zona con altre aree vulcaniche, che vuole impiegare le scolaresche per pulire l’area dai rifiuti, chi vuole dar vita a progetti di mobilità ecologica.