Era San Marino la meta preferita dal clan Schiavone per riciclare il denaro sporco: è l’esito di un’indagine che ha portato a un blitz in corso in queste ore. Per ripulire i guadagni provenienti dalle attività illecite, l’organizzazione criminale utilizzava imprenditori e professionisti.
I provvedimenti sono stati firmati dal gip di Napoli su richiesta dei pm antimafia Cesare Sirignano, Giovanni Conzo, Antonello Ardituro, Alessandro D’Alessio, Maurizio Giordano e sono frutto di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho che in questi giorni assumerà l’incarico di procuratore capo a Reggio Calabria.
In totale sono state eseguite 24 misure di custodia cautelare in carcere, mentre si parla di un giro di denaro di almeno tre milioni di euro: i destinatari dei provvedimenti sono in gran parte personaggi di spicco dei gruppi Schiavone e Venosa, appartenenti al cartello dei casalesi e l’accusa è di associazione mafiosa e riciclaggio con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine ha messo in luce il ruolo di spicco avuto da Franco Agostinelli: era lui secondo gli inquirenti che si impegnava per far radicare i Casalesi a San Marino e nella riviera romagnola. Gli inquirenti hanno anche accertato diversi episodi di estorsioni e intimidazioni nei confronti di ditte tessili e aziende impegnate nell’indotto della moda del made in Italy.
Tra le persone coinvolte c’è anche Carmine Schiavone, figlio di Francesco detto Sandokan: recentemente finito in manette per estorsione, in questo caso l’accusa ai suoi danni è di associazione mafiosa. Oltre ai 24 provvedimenti cautelari, sono stati posti sotto sequestro anche vari beni immobili, diverse villette e auto di lusso tra cui una Ferrari.