Usare il femminicidio come immagine di una pubblicità: è l’idea choc alla base di una campagna per reclamizzare un panno catturapolvere di un’azienda di Casoria, che si può vedere su alcuni cartelloni per le strade di Napoli e che ha innescato inevitabili polemiche. Nella pubblicità si vede un uomo seduto sul letto con in mano un panno rosa, alle sue spalle si intravede il corpo di una donna che a prima vista appare senza vita; ancora più inquietante l’ombra proiettata sul muro, un braccio alzato con in mano un coltello pronto a colpire.
Nello spot compare anche uno slogan che fuga ogni dubbio sul senso della reclame: “Elimina tutte le tracce”. Il caso è nato con una lettera inviata da un lettore a Repubblica ed è sbarcato anche in Parlamento con un gruppo di deputati di Pd e Sel che ha inviato una lettera al presidente della Camera Boldrini per chiederle di intervenire nei confronti dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap): “In Italia ogni due giorni una donna viene uccisa da mariti, fidanzati ed ex partner e subisce violenze nelle mura domestiche – il testo della missiva indirizzato alla terza carica dello Stato -. Non riteniamo pertanto accettabile che, per profitto, si possa ironizzare o fare anche la più lontana allusione al tema”.
Prova a difendersi Stefano Antonelli, ideatore della pubblicità choc e dalle pagine di ‘Repubblica’ spiega: “Gli omicidi sono all’ordine del giorno perché non si possono usare per una pubblicità? Guardate telefilm di successo come Csi, lì si vede di tutto…non siamo certo per il femminicidio”.
Forse sono proprio le polemiche quelle a cui mirava con la campagna pubblicitaria, visto che a fine intervista aggiunge: “Il mio capo, anche dopo queste polemiche che si sono scatenate, mi ha fatto nuovamente i complimenti e ha aggiunto: geniale“.
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