Insussistenza della certezza della prova: questa la motivazione che sarebbe alla base della decisione del giudice Marina Cimma che ha respinto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai magistrati della Procura di Napoli nei confronti di Silvio Berlusconi, Sergio De Gregorio e Valter Lavitola. L’ex premier, l’ex senatore Pdl e l’ex direttore dell’Avanti sono indagati per corruzione: secondo l’accusa il leader del centrodestra avrebbe versato tra il 2006 e il 2008 tre milioni di euro nelle tasche di De Gregorio per far cadere il governo Prodi.
Il gip ha però negato il rito immediato e stabilito che è necessaria l’udienza preliminare: un punto a favore dei legali di Berlusconi, Ghedini e Cerabona, che avevano presentato una memoria per il rigetto della richiesta della Procura. Ora i magistrati napoletani dovranno preparare gli avvisi di conclusioni delle indagini per andare avanti con il rito ordinario.
Alla base della decisione del giudice Cimma la mancanza delle “condizioni per ritenere certa l’ipotesi di corruzione” che l’accusa sostiene. Da quanto si apprende, il gip ha ritenuto che le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da Sergio De Gregorio lo scorso 28 e 29 dicembre non fanno emergere “con chiarezza il ruolo di Berlusconi nell’ipotesi della corruzione”. Ovviamente soddisfazione è stata espressa dal Pdl per la decisione arrivata questa mattina.
In particolare il senatore Francesco Nitto Palma, coordinatore del Pdl campano, ritiene la decisione del giudice Cimma di rigettare la richiesta di rito immediato per Berlusconi la dimostrazione “inequivocabile di quanta ragione avesse il Popolo della Libertà nel protestare per questa ennesima forzatura procedurale”.