Un’ingiustizia che va ripagata in qualche modo: Paolo Cannavaro e Gianluca Grava chiederanno il risarcimento alla Federcalcio per la squalifica inflitta e poi cancellata. Lo si legge in un articolo pubblicato oggi sul ‘Corriere dello Sport’: i due difensori del Napoli furono squalificati il 18 dicembre in primo grado per omessa denuncia, nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse per la presunta combine di Sampdoria-Napoli del maggio 2010. Da quel giorno fino al 17 gennaio, i due azzurri non poterono essere utilizzati in partita: poi arrivò la sentenza della Corte di Giustizia Federale che assolse Cannavaro e Grava e annullò la squalifica.
Ora i due difensori, non potendo ottenere il mese di campo perduto, vogliono il risarcimento “parametrato allo stipendio percepito” per il danno subito: oggi partirà la comunicazione dell’avvocato Luciano Malagnini, destinatari Figc e Coni.
Dopo la missiva, Cannavaro e Grava aspetteranno la risposta della Federazione per poi decidere il da farsi: possibile il ricorso al Tar del Lazio, unico ente che può essere chiamato in causa per le questioni sportive. Il danno, sempre come si legge sul quotidiano sportivo, potrebbe ammontare a circa 250mila euro lordi, considerando gli stipendi dei due calciatori e il mese circa di squalifica. La Figc però non sembra preoccupata: “Può capitare di essere condannati in primo grado e assolti in appello”, le parole del presidente Abete riportate dal Corriere dello Sport.
La Federazione si sente tranquilla perché l’input di rendere immediatamente operative le squalifiche è arrivato direttamente dalla Uefa e non si può derogare a livello italiano un’indicazione giunta da organismi internazionali.