Luce sulla faida, sull’intreccio di alleanze e rivalità tra le famiglie di Scampia e Secondigliano che hanno insanguinato la periferia nord di Napoli: l’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea ha portato all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare, secondo l’accusa appartenenti al clan camorristico Amato-Pagano.
Gli arresti sono stati eseguiti dagli agenti della squadra mobile di Napoli e sono l’apice di un’inchiesta che ha permesso di ricostruire le alleanze e le rivalità tra le famiglie camorristiche per il controllo delle piazze di spaccio e le estorsioni, nei due quartieri di Napoli e nei comuni di Melito, Mugnano ed Arzano.
Il lavoro degli investigatori ha individuato diverse fasi della faida di Scampia: la prima, nella primavera del 2011, è quella che oppone gli Amato-Pagano al gruppo composto dalle famiglie Abete-Abbinante-Notturno-Vanella Grassi-Marino-Leonardi. Quest’ultimo cartello nel dicembre 2011 si rompe: i Vanella Grassi, con i Leonardi e i Marino si avvicinano agli Amato-Pagano e fanno la guerra agli ex alleati per la conquista delle piazze di spaccio. Un quadro che porta agli omicidi di gennaio 2012 e alla scia di sangue versato negli ultimi mesi. L’ultima fase, che gli inquirenti fanno risalire a dicembre 2012 e gennaio 2013, vede gli Amato-Pagano impegnati nelle conquiste delle piazze di spaccio del Lotto P e delle Case dei Puffi.
Una ricostruzione resa possibile anche grazie alle dichiarazioni fornite dai collaboratori di giustizia. Tra gli elementi scoperti dagli inquirenti anche la capacità dei boss di far sentire la loro autorità sul territorio, nonostante la detenzione o la latitanza, con l’aiuto di affiliati, spesso giovanissimi.