È incendio doloso: gli inquirenti che indagano sul rogo di Città della Scienza non hanno più dubbi. Troppi gli elementi che portano a pensare che le fiamme che hanno raso al suolo uno dei simboli di Napoli non siano una causalità, ma un gesto premeditato: incendio doloso ai danni del Comune di Napoli, questa l’ipotesi di reato inserita nel fascicolo aperto dai magistrati napoletani.
Forte l’odore di camorra che si alza dalle ceneri di Città della Scienza: nessuno avrebbe potuto mettere a segno un atto di tale portata senza avere almeno il via libera da parte dei clan che controllano la zona. Si lavora ancora su ipotesi, ma gli elementi incanalano le indagini verso il dolo con la forte presenza della criminalità organizzata: la scena che hanno descritto i vigili del fuoco arrivati sul luogo dell’incendio lascia pochi dubbi. Non fiamme che pian piano si espandevano, ma un rogo che ha invaso in contemporanea quattro dei sei capannoni di Città della Scienza.
Sei i punti dai quali è partito il fuoco e almeno per due è probabile che siano state utilizzate sostanze chimiche. Inutilizzabili i filmati delle telecamere dell’impianto di sicurezza, distrutti dalle fiamme, mentre da quelle che si trovano in strada non è emerso nulla di rilevante: ecco perché gli inquirenti ritengono possibile che il commando che ha dato fuoco a Città della Scienza sia arrivato da mare.
Resta da individuare il movente: scartate le piste del premio assicurativo e della vendetta. Neanche l’estorsione è ritenuta un’ipotesi valida da parte della Procura che invece punta lo sguardo sugli appalti e sugli interessi che attira la bonifica di Bagnoli.