Rischio San Paolo: l’allarme lanciato ieri dal Napoli non fa altro che ribadire una situazione da tempo sotto gli occhi di tutti. L’impianto di Fuorigrotta, lo stadio che ha ospitato in passato le gesta di Maradona e offre oggi i gol di Cavani non è a norma. Non è necessario andare a spulciare i regolamenti Uefa o leggere le preoccupanti dichiarazioni di Formisano per affermare che urgono interventi di adeguamento: basta essere stato soltanto una volta negli ultimi anni al San Paolo per sapere che non può restare in questo stato e continuare a ospitare le partite del Napoli.
L’esempio più recente sulle pessime condizioni dello stadio è datato 3 febbraio: sul terreno di gioco si disputa il match Napoli-Catania, ma i giornalisti presenti in tribuna stampa più che al campo rivolgono gli occhi verso il cielo, sperando che smetta di piovere visto che la copertura è messa così male da non riparare persone e attrezzature.
Cosa dire poi delle fatiscenti condizioni in cui versano i servizi igienici dell’impianto di Fuorigrotta: riuscire a utilizzare un bagno al San Paolo è ormai diventato quasi come vincere un terno al lotto. L’elenco delle inefficienze potrebbe anche continuare: soltanto restando alle pecche evidenziate dalla Uefa, sono ben 25 i punti su cui occorre intervenire in maniera urgente, come affermato ieri da Nello Formisano, Head of Operations, Sales & Marketing del Napoli. Il dirigente azzurro ha lanciato l’allarme parlando di “interventi urgenti spettanti al Comune che non provvede a farli e non ci dà una comunicazione in tal senso”.
Un attacco al quale ha risposto a stretto giro di posta l’assessore allo Sport Pina Tommasielli, assicurando che il Comune “riuscirà a consegnare l’impianto in tempo per disputare le gare dei tornei internazionali della prossima stagione”: insomma i lavori si faranno, ma basteranno a rendere il San Paolo all’altezza del pubblico di Napoli?