Fiat Pomigliano: per i 19 operai Fiom c’è lo stipendio, ma non il lavoro

Sì allo stipendio, no al lavoro: i 19 operai della Fiom assunti nella Fabbrica Italia Pomigliano lo scorso novembre dopo la sentenza della corte di Appello di Roma, riceveranno regolarmente la busta paga, ma non ritorneranno al lavoro.

È quanto hanno fatto sapere fonti sindacali, una notizia poi confermata anche dall’azienda torinese: questa mattina i 18 lavoratori (uno è in aspettativa per impegni elettorali) si sono presentati in fabbrica per conoscere i propri compiti, ma sono stati rispediti a casa, perché momentaneamente non collocabili.

Gli operai, però non hanno lasciato lo stabilimento e attendono una comunicazione ufficiale: “Ci hanno consegnato la busta paga – le dichiarazioni riportate da ‘Repubblica’ – e ci hanno detto che ci faranno sapere: noi vogliamo una comunicazione scritta e contestiamo la mancata comunicazione preventiva da parte dell’azienda”. Si registra così un’altra puntata dell’infinita telenovela che vede contrapposti i vertici del Lingotto e la Fiom: una situazione che sembrava essere arrivata a una conclusione positiva la scorsa settimana, quando fonti sindacali avevano parlato di una soluzione in arrivo per i 19 lavoratori Fiat in mobilità e i 1.400 in cassa integrazione straordinaria, mentre dalla Fiat avevano fatto sapere di essere al lavoro per risolvere il caso.

Invece oggi, nuova doccia gelata con Giorgio Airaudo, ex responsabile Fiom e attualmente candidato alle elezioni per Sel, che attacca l’operato di Sergio Marchionne: “In Fiat hanno un’idea dei rapporti di lavoro medievale, basata sul delirio di onnipotenza dell’amministratore delegato. Quanto accaduto oggi è assurdo: l’azienda ha formato per un mese i lavoratori e poi li lascia a casa, retribuiti. È un gesto discriminatorio”.

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