Niente più Tarsu per i cittadini napoletani: occhio però a tirare un sospiro di sollievo perché con il 2013 è entrata in vigore la Tares, nuova tassa sullo smaltimento dei rifiuti, che porterà un aggravio delle spese per le famiglie. Sarebbe di ottanta euro l’aumento in media del balzello, secondo un’indagine realizzata dal Centro studi della Uil: un rincaro che rende ancora più salata un tassa che lo scorso anno, con la Tarsu, ha toccato una media record di 427 euro per i napoletani.
Con l’arrivo della Tares si arriverà ad una media di 507 euro annui, confermando quindi Napoli come ‘capitale’ dei costi della smaltimento dei rifiuti. Nel dettaglio, l’aumento deriva da alcune modifiche apportate dall’introduzione della Tares: in primo luogo i cittadini dovranno farsi carico interamente del servizio per le utenze domestiche sostenute dai Comuni che prima era coperto soltanto per l’80% circa. Tale differenza porta ad un aumento medio di 53 euro.
Inoltre, la Tares dovrà anche finanziare alcune servizi forniti dall’amministrazione comunale, quali illuminazione pubblica, manutenzione delle strade, polizia locale, ecc: così i comuni, per rientrare delle spese, si troveranno costretti ad un aumento di 30-40 centesimi per metro quadro di abitazione, con una media che lo studio della Uil si aggira intorno ai 27 euro. Ecco quindi spiegata la stangata di ottanta euro che potrebbe essere attenuata da alcuni sconti previsti per casa con un solo abitante o per quelle per uso stagionale.
Ma le brutte notizie non sono finite per i cittadini campani: uno studio dell’Associazione nazionale consulenti tributari evidenzia come nella nostra regione si registrano le quote procapite più alte, 160 euro per residente soltanto considerando soltanto i costi dello smaltimento.