Timori, dubbi ed incertezze. Tutto è spazzato via dopo quello che è successo lunedì sera nel nuovissimo stadio del Cagliari, che per l’inaugurazione aveva inserito nel menù un antipasto di Napoli sfilettato per bene. Al contrario invece, piccola variazione alle pietanze perché il Napoli non ha rispettato il ruolo di agnello sacrificale, per la bella passerella di Cellino ed amici, che hanno dovuto mandar giù il boccone amaro della sconfitta, condito da non poche polemiche per alcuni inevitabili episodi successi in campo. Napoli che però merita la vittoria, forse un pochino in più di quanto il Cagliari alla fine meriti il pareggio, nonostante alcune occasioni davvero nitide. Tre punti e riconquista del secondo posto a sole due lunghezze dalla Juve sono di quanto si potesse auspicare prima di questa difficile trasferta in terra di Sardegna.
Nonostante Cavani. Classe, potenza, grinta e rabbia, in questo momento Edinson Cavani è sicuramente uno degli attaccanti più forti al mondo. La partita di Cagliari ha però messo in luce, per non dire confermato, il dato evidente che il Napoli anche senza il suo Matador, riesce comunque a risolvere le partite, magari soffrendo un po’ di più. Quella vista all’IS Arenas è stata una prova decisa e matura, motivata da una mostruosa voglia di vincere che alla fine ha premiato gli sforzi, con la rete del solito Hamsik che sale a quota sei in campionato, facendo prospettare alla distanza gli orizzonti di una personale stagione da record. Anche l’altra sera Mazzarri gli ha chiesto l’ennesima trasformazione in ruolo inusuale a supporto dell’unica punta Lorenzo Insigne. Lo slovacco ha sofferto parecchio all’inizio, ma la fortuna ha voluto che il primo tempo ci offrisse un Insigne in stato di grazia, autore di giocate incredibili ed al quale è mancato solo il gol. Spettacolo inverso invece nella ripresa, quando Lorenzo è calato un po’ e Marek è risultato determinate ai fini del risultato, merito anche dell’inserimento di Vargas, autore di una buona prova, che ha ha offerto maggiori possibilità di movimento al centrocampista ribattezzato dai napoletani “patrimonio dell’umanità”. Buona, anzi ottima anche la prova di tutto il centrocampo, con particolare merito alla zona centrale, nella quale il Napoli è stato vero e proprio dominatore. Brividi anche in difesa, ma De Sanctis e soci hanno stretto i denti e lottato fino alla fine.
Una vittoria che premia la squadra e promuove ulteriormente un gruppo sapientemente plasmato da Mazzarri, l’unico a conoscerne realmente in fondo l’anima, al punto di scegliere di tenere in panchina l’unico attaccante disponibile e preferire l’avanzamento di Hamsik a sostegno di Insigne. Troppo grande il rischio di bruciare Vargas dall’inizio nel calderone infuocato di Quartu Sant’Elena e conseguente azzardo con l’insolito ruolo di Hamsik. Bravo poi a correggere in corsa la squadra, a dosare l’utilizzo di Vargas e a rimettere equilibrio in campo, rimodulando il Napoli su assetti più noti e che alla fine hanno permesso agli azzurri di spingere tanto, fino a trovare il gol vittoria. Una vittoria che vale doppio, perché riporta in Napoli in alto, molto in alto, dopo un periodo passato un po’ nella mischia. Una vittoria che fa bene, anzi benissimo al morale e che fa sentire i ragazzi e tutto l’ambiente consapevole della propria effettiva potenzialità, nonostante un’assenza pesante come quella di Cavani e che inevitabilmente richiama alla mente la necessità di intervenire a Gennaio per rinfoltire leggermente la rosa, con un paio di elementi che potrebbero ritornare utili nel proseguimento della stagione, nella quale adesso rientra prepotentemente anche l’Europa League, trofeo che in caso di vittoria, risulterebbe essere comunque un risultato importantissimo per Mazzarri, il Napoli ed una citta intera. Con il senno di poi brucia ancora quel pareggio beffardo contro il Milan, perché il Napoli adesso sarebbe al primo posto con i bianconeri. C’è tempo però per proseguire e continuare a fare bene, i bianconeri sono avvisati perché i leoni sono usciti per continuare la loro caccia alle zebre.
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