“Si prega di rivolgersi pertanto alle Municipalità di appartenenza per conoscere la data effettiva dell’inizio del servizio di refezione nelle varie scuole dei diversi territori”: è questa la parte finale dell’ultima comunicazione ufficiale del Comune di Napoli in tema di refezione scolastica.
Dall’inizio dell’anno oltre trentamila bambini napoletani sono rimasti senza pasti a scuola e a due mesi di distanza la vicenda non è ancora risolta: colpa di una bando pubblicato (tardi) il 13 agosto, un testo innovativo che avrebbe dovuto mettere Napoli al passo con le direttive europee, ma che si è rivelato un vero boomerang e l’inizio di un calvario ancora senza fine.
Nel bando, infatti, non sono state inserite le tabelle dietetiche, quindi l’amministrazione ha dovuto riaprire i termini di gara e spostare l’aggiudicazione dell’appalto, cosa che ha di fatto reso impossibile l’avvio della refezione ad ottobre come da tradizione. Un problema che il Comune ha provato a risolvere con un’altra gara, ristretta, per aggiudicare l’appalto in maniera provvisoria: le lungaggini burocratiche hanno però fatto sì che l’aggiudicazione avvenisse soltanto pochi giorni fa, mentre i bambini sono ancora in attesa della refezione.
“Entro il 19 novembre tutte le scuole di tutti i quartieri avranno le refezioni”, le parole pronunciate da de Magistris sabato scorso, commentando la protesta dei genitori, stanchi di dover aspettare in eterno: la situazione procura, infatti, non pochi problemi a chi è costretto a fare i salti mortali per coniugare lavoro e figli. Qualche scuola ha provato a rimediare invitando i genitori a portare il pranzo da casa, altre hanno trovato soluzioni ‘sui generis’, ma sono soltanto toppe per una falla che si è allargata con il passare dei mesi: nella città dove si spendono quattro milioni per le regate dell’America’s Cup, dove si investe un milione nel percorso ciclo-pedonale, da due mesi oltre trentamila bambini aspettano di poter vivere a pieno la scuola.