La Procura di Nola vigila sulla vicenda dei 19 operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano che l’azienda vuole mettere in mobilità in seguito alla sentenza che dispone il reintegro di 19 lavoratori iscritti alla Fiom. I magistrati vogliono verificare eventuali violazioni delle norme in materia di comportamento antisindacale inserite nell’articolo 28 dello statuto dei lavoratori.
La Procura guidata da Paolo Mancuso sta già lavorando da alcuni mesi a un fascicolo, aperto dopo una denuncia presentata dalla Fiom in cui si mettevano nel mirino alcune assunzioni avvenute a Pomigliano che per il sindacato avevano lo scopo di escludere operai iscritti al sindacato. Probabile che proprio in questa inchiesta confluiscano gli accertamenti su quanto avvenuti nell’ultima settimana: possibile che i magistrati valutino anche il doppio comunicato diramato ieri dalla Fiat, con una prima versione contenente un duro attacco ai 19 operai della Fiat riassunti e una seconda nota dai toni più morbidi.
“In questi due anni di vertenza nello stabilimento si è avvertito un clima pesante – afferma a ‘Repubblica Napoli’ l’avvocato Angelo Cutolo, legale della Fiom in alcuni procedimenti. Non voglio entrare nel merito delle vicende di cui si sta occupando la magistratura, ma c’è un libro bianco dei lavoratori in cui si parla di atti di pressione psicologica, di intimidazioni, soprattutto nei confronti degli aderenti o dei simpatizzanti della Fiom. E non è un caso -conclude Cutolo – che ci sia stato un calo degli iscritti al sindacato Fiom negli ultimi mesi“.
Sulla vicenda Fiat-Pomigliano è tornata a farsi sentire anche la Chiesa, con le parole del vescovo di Nola, don Beniamino De Palma, che da Radio Vaticana ha tuonato: “È un’assurdità. L’uomo non è una merce che si può cambiare a nostro piacimento”.
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