Anche la bestia nera è stata domata. Il tabù Chievo è stato abbattuto da un perfetto sinistro in diagonale di Hamsik, che al dodicesimo della ripresa sblocca un risultato che sembrava non volersi schiodare dallo zero a zero. Partita per nulla facile ma che ha restituito un Napoli che tiene il passo della Juve e che conferma la sua imbattibilità tra le mura di casa. Rabbia, grinta ed alla fine anche tanta stanchezza per aver giocato su un campo appesantito dalla pioggia che ad inizio match si è abbattuta copiosa su Fuorigrotta. Tutto per essere ancora in alto al secondo posto in solitaria, ad inseguire una Juve baciata dalla buona sorte ed uscita miracolosamente vittoriosa dal non facile campo di Catania.
Grande prova di tenacia e sacrificio al centro del campo, con Berhami e Inler a farla da padroni accompagnati da Marek Hamsik in veste di trascinatore, che all’occorrenza si è sacrificato e non poco per garantire equilibri tattici leggermente diversi dal solito. Spesso molto basso a dar manforte nel reparto arretrato e sempre pronto in fase di impostazione. Testa alta e piedi sempre pronti a servire a turno Insigne o Pandev, non brillantissimo ieri sera. Buona la tenuta difensiva della squadra, anche se il Chievo per più di un tempo e mezzo non si è mai reso realmente pericoloso, tranne che nel finale di gara quando gli uomini di Corini, in dieci per un’espulsione, hanno iniziato a lavorare ai fianchi un Napoli visibilmente affaticato. Stanco perché durante tutta la prima frazione di gioco gli azzurri sono stati l’unica squadra in campo, padroni del possesso palla e artefici di numerose occasioni da rete, alcune incredibilmente divorate a pochi centimetri dalla linea di porta. Le due conclusioni di Inler, la prima incredibile, il colpo di testa di Maggio e ed il tiro di Pandev, potevano mandare il Napoli al riposo con la partita praticamente già conclusa. Invece gli uomini di Mazzarri hanno dovuto insistere ancora una decina di minuti ad inizio ripresa e poi quei magici tre tocchi di Insigne, Zuniga, Hamsik ed il San Paolo è esploso in un urlo dal sapore liberatorio.
I timori di qualcuno per l’assenza di Cavani si sono dimostrati completamente infondati. Certo il Matador resterà sempre un caposaldo imprescindibile dell’attacco partenopeo, ma la sua assenza si è sentita poco, perché lì, sulla parte sinistra del fronte offensivo, finalmente Lorenzo Insigne ha avuto un’altra occasione per dimostrare tutto il suo talento, giocando con la formazione titolare. Partito un po’ in sordina è poi esploso in una serie infinita di fughe palla al piede e dribbling, che lo hanno visto alla fine uscire per crampi. Ci ha provato in tutti i modi a segnare, peccando forse anche un po’ d’egoismo, come se sentisse già su di se le responsabilità che un futuro avrà, lui figlio di Napoli con un avvenire più azzurro che mai.
Bravo il Napoli e bravo Mazzarri, che ha guidato i suoi ogni minuto, con attenzione particolare per Lorenzo, futuro tenore, al quale il mister ha dispensato consigli e complimenti ad ogni sua giocata. Lui toscano schietto e sincero, conosce bene il valore del campioncino nostrano, sa di poter contare su di lui e sul suo talento, ma come un padre premuroso (per qualcuno forse troppo) non vuole fargli bruciare le tappe. Insigne da parte sua deve contribuire con una buona dose di umiltà e nutrirsi di tutti i consigli che il mister ed i compagni gli danno ogni giorno, poi alla fine tutto verrà da se ed in modo del tutto naturale, come lo scorrere del fiume. Nemmeno il tempo di fare la doccia che il Napoli è già catapultato a mercoledì sera, quando un’altra dura battaglia si consumerà in terra bergamasca, con la speranza che alla spedizione possa aggiungersi anche il grande assente di ieri sera, il Matador Cavani.