Concorso in disastro ambientale, truffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica in atti pubblici: queste le ipotesi di reato che hanno portato all’arresto di sette persone nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Napoli sulla gestione della discarica di Ferrandelle, nel comune di Santa Maria La Fossa, in provincia di Caserta.
Agli arresti domiciliari sono finiti tra gli altri un dirigente del settore Ambiente della provincia di Caserta, tre ufficiali dell’esercito e due geologi, mentre è stato eseguito anche il sequestro preventivo di beni per tre milioni di euro a due imprenditori coinvolti nelle indagini.
Secondo quanto appurato dagli inquirenti gli indagati, tra cui Paolo Madonna, dirigente di un settore della Provincia di Caserta, con alle spalle un’esperienza ai vertici del Consorzio di bacino Ce2, hanno intenzionalmente ignorato la presenza di una falda acquifera superficiale nel sito sia nella fase di progettazione che in quella di costruzione delle piattaforme dove poi furono versati i rifiuti accumulati durante il periodo dell’emergenza in Campania. Le indagini condotte dal Noe di Caserta sono relative al periodo di tempo che va dal 2008 al 2012 e vedono coinvolto anche Biagio Vagliviello, attualmente custode del sito di stoccaggio di Ferrandelle, per la cui bonifica sono stati stanziati 10 milioni di euro.
Le piattaforme che avrebbero dovuto impedire l’inquinamento del suolo si sono deteriorate in maniera rapida, lacerando i teli utilizzati per l’impermeabilizzazione e dando il via libera alla penetrazione nella falda del percolato. Inoltre, l’accusa ritiene che è stata commessa un truffa ai danni dello Stato erogando 3 milioni di euro da fondi del Commissariato del governo per l’emergenza rifiuti in favore della Simont Spa: in questo caso sono coinvolti tre militari, tutti ai domiciliari.