Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, si schiera al fianco dei dipendenti Fnac che rischiano il posto di lavoro dopo che la PPR, società francese che gestisce il gruppo, qualche mese fa ha messo in dubbio la permanenza in attività delle sedi italiane, fissando come data ultima il 31 dicembre di quest’anno.
L’avvicinarsi del momento della verità non è stato accompagnato da nessun tipo di comunicazione da parte dei vertici dell’azienda francese e così in Italia si sono succedute le manifestazioni dei lavoratori: l’ultima tappa di ‘Salviamo Fnac’, una serie di proteste che ha toccato diverse città, è stata ieri a Napoli, in occasione della notte bianca del Vomero che ha animato le strade del quartiere collinare.
Proprio la manifestazione indetta dai dipendenti della sede napoletana di Fnac ha attirato l’attenzione di De Magistris che ha diffuso una nota sulla propria pagina Facebook schierandosi al fianco dei lavoratori: “La PPR, società che gestisce Fnac, deve rendere noto all’opinione pubblica europea se vuole essere corresponsabile di un generaziocidio oppure no – scrive il sindaco -. Dico questo perché l’età media dei 600 lavoratori in Italia (tra cui una ottantina a Napoli) è compresa tra i 30 e i 35 anni. La PPR non soffre di crisi aziendale, in un momento di recessione dell’economia globale ha fatturato nel 2011 12.2 bilioni di euro, dati questi che ho appreso leggendo la home del loro sito. Inoltre le librerie e gli store Fnac sono divenuti in questi anni luoghi di aggregazione e di confronto culturale. La loro scomparsa, soprattutto senza l’attenuante della crisi aziendale, sarebbe doppiamente delittuosa, oltre che l’incremento della crisi occupazionale anche per la soppressione di un presidio vivace e culturale nel cuore del Vomero come nel centro di altre importanti città italiane”.
Al di là delle parole del primo cittadino di Napoli, anche i sindacati sono pronti a mobilitarsi e hanno indetto per il prossimo 5 ottobre uno sciopero nazionale dei dipendenti del multistore visto il “persistere dell’atteggiamento dell’azienda che, pur dichiarandosi disponibile al dialogo, di fatto non ha ancora espresso nulla sul futuro dei 600 dipendenti”.
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