Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla prestazione di ieri dal Napoli sul non facile campo del Massimino di Catania. Tutto era dato per scontato, perché il Napoli ormai è squadra ambisce in alto e che anche nella sofferenza sa tirare fuori il guizzo vincente. Questa l’idea di partenza prima di arrivare a Catania, trasferta maledetta per gli azzurri. Niente record delle quattro vittorie, niente centesima partita con gol di Cavani, niente aggancio alla Juve, che adesso è a due punti e si gode un primato solitario in campionato, vista la vittoria del Genoa all’Olimpico contro la Lazio, che comunque lascia gli azzurri al secondo posto.
Il Napoli di ieri è sembrato esser sceso in campo senza il mordente giusto, senza quella sana sete di vittoria che ti permette spesso di trovare nel cilindro, lo spunto per risolvere la partita. Nessuna colpa a Mazzarri che ha fatto affidamento sui giocatori più affidabili, su quelli collaudati e più freschi, che in teoria non avrebbero dovuto steccare. Invece scende in campo il Napoli che non ti aspetti, privo della spietata lucidità che lo ha contraddistinto in queste prime uscite ufficiali, tra campionato e coppa, dove ha collezionato quattro vittorie su quattro gare. Spenti e senza benzina nelle gambe, i ragazzi di Mazzarri non hanno saputo approfittare della superiorirità numerica arrivata dopo un minuto di gioco quando l’arbitro Bergonzi manda sotto la doccia Alvarez per fallo da ultimo uomo su Cavani, che altrimenti avrebbe avuto tutto il tempo di puntare la porta e battere a rete. Partita in discesa per il Napoli, neanche per sogno, il Catania si chiude in difesa innalzando un muro davanti l’area di rigore e per Cavani e company diventa impossibile giocare un pallone. Molti dei tentativi sono affidati a tiri da fuori area. Tutto si può dire, ma non che il Napoli non sia stato padrone del campo con il pallino del gioco sempre tra le mani, eppure impensierire Andujar è sembrato davvero impresa difficile.
Il primo tempo vede qualche spunto interessante degli azzurri che soprattutto con Cavani ci provano ad attaccare, alternando tiri da fuori a tentativi di incursione in area, tentativi che si sono puntualmente infranti sul muro siciliano. Imprecise anche le conclusioni della distanza che non centrano quasi mai lo specchio della porta, fatta eccezione per la conclusione di Cavani con la non pronta risposta di Anujar e la gran conclusione di sinistro a giro sempre del Matador sulla quale invece il portiere siciliano ha compiuto un mezzo miracolo. Nel secondo tempo Mazzarri cerca di dare velocità alla manovra inserendo dall’inizio Insigne al posto di un impalpabile Inler. Idea giusta e condivisibile, dato che Lorenzo è risucito in più circostanze a saltare l’uomo, senza mai trovare però il tocco finale ne per concludere a rete, ne tantomeno per servire un compagno. Il Catania ha si è difeso bene, a ranghi serrati, impiegando tutte le energie per una perfetta fase difensiva lasciando di fatto al Napoli la sola soluzione del tiro dalla distanza. Merito ai ragazzi di Maran che con grande sofferenza hanno avuto anche la possibilità di vincere la partia ma De Santicis prima ed il palo poi, hanno negaio la rete ai siciliani. A nulla è servito anche l’ingresso di Edu Vargas come quarto attaccante, se non a far capire che Mazzarri voleva vincere a tutti i costi, sbilanciando non poco l’equilibrio della squadra. Forse la superiorità numerica immediata, ha fatto rilassare non poco gli azzurri, che hanno visto il loro cammino in discesa. Nonostante questo però, gli uomini di Mazzarri sono apparsi lenti, privi di idee ed anche molto imprecisi, sprecando una notevole quantità di passaggi, che in altre circostanze sarebbero invece stati precisi.
La partita di Catania ci ha restituito un Napoli normale, se paragonato alle prime tre partite di campionato ed a quella di Europa League. Il pareggio rimediatio ieri non deve assolutamente allarmare, perché la squadra è competitiva e soprattutto moralmente più forte. L’unico aspetto sul quale dovrà lavorare ancora Mazzarri è quello del raggiungimento della piena maturità e per arrivare a tanto, partite come quella di Catania diventano quanto mai significative per comprendere che ogni vittoria va conquistata sul campo ragionando e lottando e soprattutto per capire che non basta chiamarsi Napoli ed essere con un uomo in più per avere la vittoria già in tasca.