Incuria, fatalità o sabotaggio? La Procura di Napoli ha deciso di vederci chiaro sulle condizioni del manto erboso del San Paolo e ha aperto un fascicolo che mira a capire se dietro alla ‘sabbia’ dello stadio azzurro ci sia la volontà di qualcuno di danneggiare il Napoli.
Le indagini, oltre che il fungo che ha fatto sparire l’erba dal terreno di gioco, prendono in considerazione anche il cambio della ditta di giardinieri a cui è affidata la manutenzione del campo, il black out di alcune telecamere di videosorveglianza presenti all’interno dell’impianto e i rapporti tra la società e alcuni gruppi di tifosi.
Nessuna ipotesi di reato al momento, ma la Procura ha affidato alla Digos l’attività di accertamento conoscitivo per andare a fondo di una vicenda che comunque ha portato il Napoli a spendere almeno centomila euro per rimettere a posto il terreno di gioco, senza contare il danno di immagine subito dalla società. Le indagini sono condotte dal pubblico ministero Antonello Ardituro e andranno a prendere in considerazione anche la presenza a bordo campo durante alcune partite degli azzurri di Antonio Lo Russo, appartenente al clan dei ‘capitoni’ di Secondigliano, grazie all’amicizia con il titolare della ditta che fino a qualche tempo fa curava l’erba del San Paolo.
Proprio la stessa ditta poi sostituita da quella attuale: perché il cambio? Ha qualche connessione con lo stato dell’erba del San Paolo? E il guasto alle telecamere è un episodio isolato o può essere ricondotto alle condizioni del prato? Domande a cui la Procura di Napoli ha deciso ora di dare una risposta.