È stata progettata per raccogliere acqua piovana e invece al suo interno sono stati trovati 120mila litri di liquami non meglio specificati: la Procura di Napoli accende i riflettori su una vasca presente in via Caracciolo nello specchio d’acqua che fino a qualche mese fa riempiva le pagine dei giornali per la presenza dei catamarani dell’America’s Cup.
Questa volta, invece, il lungomare di Napoli finisce nelle pagine di cronaca: sequestrato un pezzo di marciapiedi e un tombino, oltre alla vasca. L’ordine è partito dai pm Giovanni Corona e Henry John Woodcock e potrebbe rientrare in un’inchiesta più ampia sull’inquinamento marino: i sigilli sono scattati ieri pomeriggio, con gli operai che hanno provveduto a caricare il materiale rinvenuto all’interno della vasca su camion di autoespurgo, per poi consentire l’analisi da parte degli esperti.
Saranno i risultati scientifici a verificare l’attendibilità dell’ipotesi degli inquirenti, secondo cui il liquido in quella vasca è pericoloso per la saluta pubblica: sarebbe bastato un temporale o una mareggiata – il ragionamento fatto dai pm napoletani – per far finire quella melma in mare, proprio nel tratto d’acqua più frequentato dai bagnanti in questi giorni di gran caldo. L’allarme è scattato dopo l’operazione del gruppo sommozzatori dei Carabinieri: la tuta di uno dei sub sarebbe stata danneggiata dalle sostanze presenti nella vasca che, da una prima valutazione, proverebbero da cicli industriali.
Ora i magistrati vogliono vederci chiaro, capire di che materiale si tratti, chi lo ha fatto finire in quella vasca: l’amministrazione comunale era al corrente della presenza di quel liquido? L’ufficio fognature era stato allertato? Quando è stato effettuato l’ultimo intervento di bonifica? Sarà l’inchiesta a rispondere agli interrogativi e a dire se si è davanti a un eccesso di allarmismo o all’ennesimo scempio made in Naples.