Volevano impedire che nella scuole frequentate dai propri figli continuassero ad andare anche i bambini nomadi: questa la motivazione dell’incendio appicato il 2 dicembre del 2010 a un campo nomadi da parte di alcune persone appartenenti al clan camorristico Casella-Circone. Lo ha scoperto la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nel corso di un indagine che ha portato oggi all’arresto di 18 persone affiliate all’organizzazione criminale attiva nell’area orientale di Napoli.
L’operazione è stata messa in atto in maniera congiunta da carabinieri e polizia; gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione e danneggiamento seguito da incendio, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di odio razziale.
Grazie alle indagini coordinate dalla Dia si sono riusciti a portare alla luce gli affari illeciti svolti dal clan: attività principale dell’organizzazione erano le estorsioni ai danni di imprenditori operanti nella zona. L’attività di investigazione della squadra Mobile e dei carabinieri della compagnia di Poggioreale ha reso possibile inoltre identificare personaggi impegnati nella ricettazione e nel riciclaggio di auto rubate e ha permesso anche di risalire ai responsabili dell’incendio che ha devastato un campo nomadi il 2 dicembre 2010. Gli inquirenti ritengono che la motivazione alla base del gesto fosse l’odio razziale: le fiamme sono state appiccate con la volontà di impedire ai bambini nomadi di frequentare gli stessi istituti scolastici dei figli degli appartenenti al clan. A chiedere l’aiuto dei clan sarebbero stati alcuni genitori della zona che avrebbero prima cercato di convincere i nomadi, poi avrebbero richiesto l’intervento dei boss.
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