E’ guardato a vista Giancarlo Giannini, perché si pensa che possa fare un gesto estremo. Dopo l’orrore avvenuto la notte scorsa a Palma Campania, dove ha preso a forbiciate la moglie ventiseienne fino ad ucciderla, l’operaio trentacinquenne è ora in isolamento presso il carcere di Poggio Reale dopo un interrogatorio fiume.
Sei ore sotto torchio per ricostruire la dinamica di un gesto di pura follia, un raptus in puro stile medioevo che colloca la morte di Alessandra Sorrentino nell’omicidio d’onore. L’uxoricida ha raccontato di non aver capito più nulla, ha preso e l’ha colpita. Secondo gli inquirenti Giannini non ha mai perso la lucidità e non si è mostrato pentito. “Eccola lì, l’ho uccisa”, queste sarebbero le prime parole che avrebbe detto ai carabinieri sull’uscio della porta.
Il movente sarebbe stata la gelosia accecante dell’uomo, che aveva sospetti su un presunto tradimento della moglie. Giannini aveva installato un programma sul computer per spiare i movimenti della moglie. La sera della tragedia avrebbe visto un “Ti amo” postato su Facebook. Da lì, il sangue.
Ai figli , lasciati orfani di madre, Giannini ha fatto riferimento una sola volta durante l’interrogatori. Al momento i bimbi, di 4 e 6 anni, sono affidati agli zii. Loro sono usciti illesi dalla furia omicida ma adesso dovranno sopportare la perdita della madre di cui non sanno ancora. Chiedono ancora la mamma dov’è.