Non si ferma l’onda di protesta contro l’ipotesi di apertura della discarica di Cava Castagnaro. Il comitato infatti, qualche settimana fa aveva convocato un’assemblea pubblica a Napoli, chiamando a raccolta tutte le forze di opposizione che in questi anni sono sorte nei vari territori in lotta contro la devastazione ambientale portata avanti da Regione e Provincia di Napoli, che continuano a perseverare con un progetto di gestione dei rifiuti incentrato su discariche ed inceneritori. Gli scempi degli anni passati ancora si fanno sentire sulla pelle dei cittadini ed è per questo che ieri, tutti insieme sono scesi di nuovo in piazza a Napoli, per manifestare il loro dissenso e cercare di coinvolgere i cittadini del capoluogo campano, troppo spesso indifferenti nei confronti di una problematica che per troppi anni è stata vista come un problema che non riguardava loro. Sono ancora vive nella memoria le immagini di Napoli sommersa dai rifiuti, così come vive sono le immagini del trionfo berlusconiano che con un colpo di bacchetta magica riusciva a ripulire le strade dall’immondizia, che a suon di manganellate veniva accatastata a turno nei vari territori della Regione ed in modo particolare nei paesi della periferia napoletana.
Tutti uniti per un fine comune. Presenti in strada oltre il Comitato del Castagnaro, anche importanti realtà da anni in lotta come la Rete Commons, i Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti, la Rete Campana Salute Ambiente. Insieme a loro, unite nella protesta anche numerose realtà cittadine e studentesche alle quali si è aggiunta anche una delegazione del Comitato Cilento oltre il rifiuto. Tutti uniti in strada per far capire soprattutto alla gente che di discariche ed inceneritori si muore e si continua a morire e che la Regione Campania deve necessariamente rivedere il suo piano di gestione dei rifiuti, che proprio nelle discariche e negli inceneritori ha il fulcro di tutto il sistema, con un dispendio di risorse economiche immane. Risorse che potrebbero tranquillamente essere reinvestite nella spesa sociale, per rinforzare i trasporti e creare nuovi posti lavoro, oltre che per bonificare le aree drammaticamente compromesse dalle discariche.
Le criticità del Piano Regionale che vengono contestate sono molteplici e partono dal mancato potenziamento della raccolta differenziata, che secondo il piano dovrebbe arrivare al 50% entro il 2015, mentre la legge nazionale impone il raggiungimento del 65% entro il 2012. Tutto questo ovviamente ha una sua logica, perché meno si differenzia, maggiore è l’esigenza di ricorrere alle discariche ed all’incenerimento della restante frazione non differenziata. Proprio in tal senso il piano prevede la costruzione di altri tre inceneritori, senza contare l’inceneritore apposito per le ecoballe ed il gassificatore di Caserta. Tutte strutture che prevedono investimenti di centinaia di milioni di euro e tempi lunghi di costruzione (almeno quattro anni) e che quindi saranno praticamente inutili, se salirà la percentuale di raccolta differenziata, come già avviene in molti comuni della provincia dove esistono realtà che superano anche il 70%. Inoltre il piano, sottostima il reale fabbisogno di impianti di compostaggio, perché quelli previsti dalla Regione dovrebbero accogliere solamente 100.000 tonnellate di frazione umida, a fronte delle circa 325.000 tonnellate che si producono annualmente e per questo i comuni sono costretti ad esportare a caro prezzo la frazione umida in impianti fuori regione, investendo notevoli risorse che invece potrebbero essere utilizzate per il potenziamento della raccolta differenziata e delle relative strutture di supporto, utili alla selezione dei materiali ed al loro riciclaggio. Da ultimo poi, nel piano il problema della riduzione dei rifiuti sembra quasi non essere preso in considerazione.
Una lunga serie di carenze che inevitabilmente si ripercuotono sui cittadini. Lo stanno provando sulla loro pelle gli abitanti del Castagnaro, ma più in generale i cittadini di Quarto, che da un giorno all’altro potrebbero vedersi militarizzare il territorio per l’arrivo delle ruspe e prima ancora dei tecnici che dovrebbero effettuare i carotaggi per stabilire se la cava è tecnicamente idonea (anche se numerose perizie hanno già dimostrato il contrario) ad ospitare una discarica di “compost fuori specifica”, che nessuno realmente sa cosa sia, ma che comunque prevede la realizzazione di vasche per la raccolta del percolato.
La manifestazione di ieri conclusasi sotto il Palazzo (vuoto) delle Regione a Santa Lucia, è soltanto una tappa intermedia di una protesta che adesso dovrà continuare in altri luoghi e con forme nuove, fino a quando sia il Castagnaro, sia il Piano dei Regionale dei Rifiuti, non verranno stralciati per sempre.
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