Il direttore di una delle biblioteche storiche più antiche e più preziose di Napoli, Massimo Marino De Caro, è stato arrestato stamattina insieme ad altre quattro persone, suoi collaboratori, con l’accusa di essersi appropriato di manoscritti, volumi e beni costituenti il patrimonio librario della biblioteca Girolamini. Si parla di ben 257 volumi. Tutti i giornali riferiranno gli arresti come esito di un’indagine condotta dai Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico e coordinata dalla Procura di Napoli. Il procuratore della Repubblica aggiunto Giovanni Melillo, che aveva firmato circa un mese fa un provvedimento d’urgenza di sequestro preventivo della struttura, scrive nella sua ordinanza che la biblioteca è stata “gravemente e forse irrimediabilmente smembrata e mutilata” ad opera di De Caro e dei suoi collaboratori i quali, con i loro furti, “più azioni esecutive anche in tempi diversi di un medesimo disegno criminoso”, hanno cagionato all’amministrazione dei beni culturali e allo stato “un danno patrimoniale non ancora determinabile, ma di ingente quantità” per mezzo di “condotte realizzate dopo aver acquisito il sostanziale controllo dei luoghi adibiti alla custodia dei beni librari e una pressochè assoluta libertà di movimento all’interno dei medesimi…”
E certamente onore e merito alle forze dell’ordine e alla magistratura che hanno finalmente posto fine ad uno scempio che però andava avanti da tempo e che affonda le sue radici in uno scandalo ancora più vergognoso contro il quale avevano gridato migliaia di intellettuali firmando una petizione (circa 4000 firme raccolte, tra cui nomi di spicco nel panorama culturale come Salvatore Settis, Dario Fo, Gustavo Zagrebelsky e molti altri) per chiedere al ministro per i Beni culturali la rimozione di Marino Massimo De Caro dalla direzione dei Girolamini, di dimetterlo dal numero dei suoi consiglieri ed aprire una commissione d’inchiesta ministeriale sull’amministrazione passata e recente della Biblioteca. La petizione era stata promossa da due docenti di Storia dell’arte moderna dell’Università Federico II, Francesco Caglioti e Tomaso Montanari.
Quest’ultimo, in particolare, ha instancabilmente denunciato in diversi articoli apparsi sul “Fatto quotidiano” l’incredibile situazione della biblioteca, un’istituzione di antico prestigio, “uno dei santuari della cultura italiana”, affidata alla direzione di questo signore “senza titoli” (non è nemmeno laureato), titolare di una libreria antiquaria a Verona, molto attivo nel commercio librario e con qualche macchia per qualche episodio dubbio (indagato per un incunabolo del 1499 sottratto ad una biblioteca milanese e venduto nel marzo del 2005 alla Mostra del libro antico sponsorizzata da Dell’Utri; un’indagine archiviata con il non luogo a procedere, dato che “l’incunabolo non è stato rinvenuto fisicamente, malgrado le numerose ricerche”). Ma soprattutto eletto direttore non per merito e certo non per competenza, bensì (come da prassi, in questo Paese dominato dal degrado civico, morale e politico) per il suo curriculum lobbistico. Amico di dell’Utri, già consigliere per le bioenergie quando Giancarlo Galan era ministro delle politiche agricole, si converte, insieme al ministro, ai Beni e alla Attività Culturali per poi essere ancora confermato sotto il ministro Ornaghi in qualità di consigliere “esperto” per l’editoria. Fatto sta che il direttore, senza titoli per esercitare nessuna delle cariche affidategli, dal ministero alla biblioteca, denuncia la scomparsa di ben 1500 libri dai Girolamini. Caso vuole che pochi giorni fa in un deposito in provincia di Verona, dove risiede “il professore” De Caro, ne siano stati trovati un migliaio e che 240 provengano certamente dai Girolamini, come testimoniano i timbri. Perquisita anche la sua casa di Verona e la foresteria in cui abita quando è a Napoli, anche in queste due dimore sono stati trovati dei volumi di cui però bisogna ancora accertare la provenienza.
Probabilmente quando Montanari scrive che eleggerlo direttore è stato come mettere un piromane a capo della Forestale, sa bene quel che dice e non solo perché ha raccolto la vox populi (si dice in giro che chi abita nei dintorni del convento abbia notato spesso di notte auto che partivano dai cortili della biblioteca cariche di pacchi). Dopo il suo articolo sul Fatto, nonché dopo la raccolta di firma per la petizione, membri del Senato afferenti all’associazione “Il Buongoverno-Coesione Nazionale ”, di cui è presidente nazionale onorario Marcello Dell’Utri, avevano presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, per avviare un’ispezione sulla condotta di Tomaso Montanari e del suo collega Francesco Caglioti per verificare se il loro impegno rientri nello “svolgimento delle normali attività accademiche loro imposte dalla legge e se – soprattutto – non rischi di gettare discredito sulle istituzioni accademiche”.
In risposta Francesco Barbato, capogruppo Idv Commissione Finanze: “Propongo al sindaco Luigi De Magistris di concedere la cittadinanza onoraria di Napoli ai due docenti di Storia dell’arte moderna dell’Università Federico II per l’impegno profuso nella scandalosa vicenda della Biblioteca dei Girolamini. Fa onore alla cultura accademica la presenza di professori con la schiena dritta. Montanari e Caglioti visitarono la Biblioteca lanciando per primi il grido di allarme che ha portato alla luce l’ennesimo intreccio in salsa Pdl-Pd – Governo Monti – affari. Depositerò il mio pacchetto di proposte per mettere in sicurezza la più antica delle biblioteche napoletane e d’Italia. Mi domando ora: se non ci fossero stati Montanari e Caglioti saremmo mai venuti a conoscenza di quali sistemi gelatinosi si consumano ogni giorno sotto la regia politica? E quante Girolamini ci sono ancora da portare alla luce, in cui la politica invece di difendere patrimoni storici/umani/organizzativi li affida a personaggi di indubbia preparazione pur di sistemare amici e parenti e signor sì?
L’Italia affonda, la musica deve cambiare. La politica interessata danneggia tutto. Il merito di Montanari (che ha ricevuto minacce) e Caglioti (primo firmatario petizione) è stato di non avere alcun interesse se non quello di difendere la cultura. Orgoglioso di questi italiani che hanno dimostrato un alto senso civico.”
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