Se si escludono i festeggiamenti per i vari passaggi di categoria conquistati nei primi e difficili anni della gestione De Laurentiis, a Napoli non si festeggiava la vittoria di un trofeo dall’ultima Super Coppa Italia, vinta nel 1990. Un’attesa lunghissima che ieri sera è esplosa in maniera devastante nelle strade di Napoli, dove tra cori, fuochi d’artificio e caroselli di auto e motorini, sembrava quasi si fosse vinto uno scudetto.
La partita. Il campo ieri sera ha restituito una squadra gagliarda, tosta e che voleva vincere a tutti i costi una competizione fin troppo importante per sugellare una stagione giocata tra sogno e realtà. Il sogno di una magica galoppata in Champions che si è conclusa con un drastico ritorno alla realtà, dopo la scottante eliminazione ad opera dei neo campioni d’Europa del Chelsea. A ciò si deve aggiungere una parte finale di campionato in cui le speranze per un nuovo ritorno nella massima competizione europea per club, si sono infrante alla penultima giornata contro il muro bolognese. Per questo motivo vincere la finalissima di Coppa Italia era un traguardo da non poter fallire. Carattere, grinta e determinazione. Il Napoli voleva la coppa e lo si è visto subito, fin dai primi minuti. Un primo tempo passato ad assediare l’area bianconera, poi nella ripresa, il rigore ineccepibile per fallo di Storari sul Pocho e la realizzazione del Matador. Il resto è storia recente. Napoli sornione, sempre col pallino del gioco in mano, senza mai rischiare più di tanto. Poi all’improvviso la fiammata dei tre li davanti, contropiede micidiale con Pandev che serve ad Hamsik la palla del due a zero, che lo slovacco mette dentro con un perfetto diagonale. Proprio lui, il figlio adottivo di Napoli, Marechiaro, che ha scelto di restare nonostante le offerte da capogiro che sicuramente non gli mancano, non poteva non sugellare a modo suo una stagione da incorniciare. Esplode l’Olimpico, ma esplode anche Napoli. Un boato assordante che investe tutta la città. Poi il fischio finale e l’esplosione di gioia che ha invaso le strade per tutta la notte.
Le lacrime del Pocho. Piange Ezequiel, mentre sotto la curva nord urla la sua gioia, mista a rabbia, perché finalmente ha vinto un trofeo con la maglia della squadra che lo ha consacrato al grande calcio. Lo stesso calcio figlio dei soldi, che adesso potrebbe portarlo via verso una destinazione che ancora non si conosce. Piange il Pocho, forse perché in cuor suo sa di dover lasciare un pubblico che lo ha amato senza condizioni e forse si sente in colpa per averlo tradito. Questione di giorni e sapremo finalmente la verità. Ciò che conta è che il fulmine argentino ieri sera ha messo l’anima in campo, come tutta la squadra del resto, per regalare ai tifosi la gioia di battere la Juventus, nella finale di un trofeo che negli ultimi anni sta riacquistando quel prestigio che merita. Nota di merito anche per capitan Cannavaro, che per primo ha alzato la coppa con tanto di paragone con il fratello maggiore, la cui foto con la Coppa del Mondo ha fatto il giro del mondo. Per Paolone però è diverso, perchè i colori della maglia che indossa sono quelli della sua città ed è per questo che la soddisfazione è doppia.
Se la ridono anche Mazzarri e De Laurentiis, felici perché finalmente stanno iniziando a raccogliere i frutti di un lungo lavoro. La dedica ai tifosi per la coppa appena vinta è un gesto di grande riconoscenza verso una tifoseria, che nel bene o nel male è stata sempre vicino ai ragazzi, dimostrando un amore viscerale, che qualche volta proprio per la sua naturale istintività, ha portato il pubblico anche a fischiare la squadra. Tutto si cancella dopo una notte come questa, nella quale cade la Juventus dei record, mai battuta da nessuno in questa stagione. Non poteva capitare occasione migliore, per battere Conte e i suoi, che già pregustavano il secondo titolo della stagione. Invece è il Napoli a festeggiare. Stavolta tocca ad un’intera città scordare per una notte i problemi di tutti i giorni e buttarsi in un rito quasi selvaggio di catarsi collettiva. Come al solito Napoli risorge, stavolta nel calcio, scrivendo nuovamente il suo nome nella storia.
Sorridi e gioisci pure cara Napoli, goditi un meritato giorno di gloria perché i tuoi ragazzi ti hanno regalato una grande notte, di quelle che non si vedevano da circa venti anni e che per troppo tempo hai atteso. Adesso i riflettori degli stadi si spegneranno per un po’; la palla passa agli Europei ed al calciomercato, ma prima di allora c’è ancora un pochino di tempo per poter stappare qualche altra bottiglia e godersi ulteriormente il primo trofeo dell’era De Laurentiis.
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