Rifiuti Napoli, Dalmine si ribella

No ai rifiuti di Napoli: con un salto indietro nel tempo, torna di attualità la questione dei rifiuti napoletani portati al Nord. A ribellarsi è il comune di Dalmine, cittadina di 20mila abitanti nel bergamasco: nonostante un contratto stipulato tra la Sapna e i gestori del termovalorizzatore, l’amministrazione dice no alla monezza partenopea.

Nell’ultima settimana sono 800 le tonnellate di rifiuti arrivate nel paesino che sorge sul fiume Brembo, come prevede un accordo regolarmente siglato tra le parti in causa: per i prossimi tre mesi, ogni sette giorni arriveranno altrettanti rifiuti al prezzo di 150 euro a tonnellata. Ma Claudia Terzi, sindaco leghista di Dalmine, non si sta: “Un conto è se l’inceneritore serve al territorio, altra cosa se serve ad altro: così diventa un problema”, dichiara dalle pagine del ‘Mattino’.

Il primo cittadino bergamasco però respinge l’accusa di una politica leghista e intanto si trova costretta anche ad affrontare un contenzioso legale con la Rea, la società che ha preso in gestione l’impianto bergamasco e che dal 2010 non paga le royalties all’amministrazione come invece previsto dalla convenzione. La stessa società poi è al centro delle polemiche per aver aumentato i prezzi per bruciare i rifiuti, costringendo di fatto le amministrazioni locali a mandare la propria monnezza a Brescia per risparmiare qualche euro: quindi i comuni bergamaschi inviano i propri rifiuti all’inceneritore di Brescia, ma poi protestano se nel loro impianto arriva monnezza made in Naples. E questo, dicono, non ha nulla a che fare con la Lega e la sua politica anti-meridionale…

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