Inquisiti e contenti: è il titolo del film che va in scena nel Consiglio regionale della Campania. Tre ex consiglieri, a vario titolo accusati di avere rapporti con la criminalità organizzata, hanno lasciato i banchi dell’aula del Centro Direzionale, ma non hanno perso il diritto a ricevere l’indennità: quattromila e cinquecento euro al mese tra stipendio (circa la metà) e contributo per il vitalizio di fine consiliatura.
In totale le casse del Consiglio Regionale hanno visto uscire fuori circa centomila euro per chi non riveste più alcun ruolo o addirittura non lo ha mai rivestito: è il caso di Roberto Conte, eletto nel centrodestra nella lista Alleanza di Popolo benché condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. È riuscito a sedersi in Consiglio per un mese invece Alberico Gambino, eletto nel Pdl: ora è ai domiciliari per un’inchiesta su intrecci tra politica e camorra risalenti al suo mandato da sindaco di Pagani, ma continua ad incassare la mensilità da consigliere.
Lo stesso vale per Enrico Fabozzi, eletto nelle fila del Partito Democratico e poi subito sospeso, arrestato a novembre per presunti legami tra politica e camorra: via dal consiglio, ma portandosi dietro comunque l’indennità. Un’anomalia che deriva da una legge nazionale, ma che potrebbe essere modificata con una normativa Regionale: lo hanno fatto in Lombardia (indennità ridotta del 90%) e Liguria (possibile solo un assegno alimentare non superiore ai quattro decimi dell’indennità), non in Campania. Eppure qualcuno ci aveva provato: il Pd presentò una proposta lo scorso autunno, ma l’aula la respinse con voto segreto.
Così, i tre ‘inquisiti e contenti’ continuano a percepire l’indennità, nonostante non siedano più sui banchi del consiglio regionale.