È stata ritrovata questa mattina la mano d’oro rubata giovedì scorso sulla tomba a Casal di Principe di don Giuseppe Diana, il parroco ucciso il 19 marzo del 1994 dai killer del clan dei Casalesi. Il custode del cimitero del comune casertano ha rinvenuto il medaglione di circa 7 centimetri, raffigurante una mano, nei pressi dell’ingresso pedonale: proprio per questo gli inquirenti ipotizzano che sia stato lanciato dall’esterno del cancello.
La mano d’oro fu donata da don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, nel giorno del 17esimo anniversario dell’omicidio di don Giuseppe Diana come simbolo di libertà e di pace. La scomparsa della mano d’oro aveva suscitato molto scalpore con il vescovo di Aversa che aveva scomunicato gli autori del gesto.
In una lettera pubblicata sul quotidiano della Cei ‘L’Avvenire’ e firmata da tutti i sacerdoti della diocesi, monsignor Angelo Spinillo aveva scomunicato gli autori del gesto (oltre alla mano sono stati rubati anche due pissidi con le ostie consacrate dalla chiesa di Casal di Principe dove fu ucciso don Peppe Diana) e condannato la “viltà dell’agire tenebroso e prepotentemente offensivo del vero sentimento religioso e della convivenza civile della gente del nostro territorio”. Sempre ieri una riproduzione della targa era stata donata per iniziativa di istituzioni e associazioni: circa duecento persone avevano risposto così al vergognoso furto, deponendo una copia in bronzo sulla tomba del sacerdote. Questa mattina, invece, il ritrovamento di quella originale. Toccherà ora agli inquirenti verificare se si sia trattato del gesto di qualche balordo oppure di un messaggio di intimidazione da parte della criminalità organizzata.