Spunta nuovamente il nome del Napoli nello scandalo calcioscommesse: a farlo è l’ex portiere azzurro Matteo Gianello davanti al pool per i resti da stadio della Procura di Napoli, coordinato da Giovanni Melillo. Il calciatore, secondo quanto riportato dall’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, svela un tentativo di combine per la partita Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, terminata con la vittoria dei blucerchiati che riuscirono così a qualificarsi per i preliminari di Champions League.
Quella con i liguri non è l’unica partita di cui i pm (oltre a Melillo ci sono anche Antonello Ardituro, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri) chiedono spiegazioni a Gianello: nel mirino degli inquirenti ci sono Lecce-Napoli del 9 maggio 2010 (2-1) e anche gare che non vedono coinvolti gli azzurri come Brescia-Catania e Bologna-Parma.
L’ex portiere del Napoli (ha vestito la maglia azzurra dal 2004 al 2011) è costretto dalle intercettazioni a parlare della sfida Samp-Napoli: “Ricordo che Giusti (un ex calciatore, ndc) – confessa Gianello, secondo quanto riportato dalla Gazzetta – mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni che avessero aderito alla richiesta (di rendere maggioramente sicuro il risultato della partita a favore della Sampdoria)”. L’ex calciatore indica in Paolo Cannavaro e Gianluca Grava i suoi interlocutori: i due però, dichiara Gianello, rifiutarono categoricamente e con decisione l’offerta. Questo però non salverebbe i difensori del Napoli da eventuali ripercussioni: i due, infatti, rischiano l’omessa denuncia, mentre la società potrebbe essere chiamata in causa per responsabilità oggettiva. Nel caso in cui la tentata combine fosse dimostrata per il Napoli ci sarebbe il rischio di penalizzazioni , in questa o nella prossima stagione. La pena, infatti, deve essere afflittiva cioè avere un effetto sulla posizione in classifica della squadra, come l’esclusione dalle competizioni europee o la retrocessione: in caso contrario la penalizzazione viene posticipata al campionato successivo.
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