A Napoli probabilmente non si parla d’altro. Tutti in città, dagli esperti in tv agli amici nei bar, si interrogano sul destino di questo sfortunato Napoli. I fasti di Champions League, in alcuni momenti sembrano un vago ricordo sbiadito che fa pensare ad una squadra, la stessa di oggi, che sembra aver perso stimoli e lucidità, inanellando una serie di risultati maledetti, frutto di un micidiale mix di sfortuna, arbitri, ma anche tante partite giocate a corrente molto alternata. Come se fosse calata la nebbia davanti agli occhi dei giocatori, una nebbia che alle volte si infittisce in modo esponenziale, facendo perdere di vista ai leoni d’Europa lo specchio della porta. Sembra quasi che i ragazzi stiano attraversando un momento di scarico dello stress psicologico accumulato nella prima parte di campionato, dove tra Champions e campionato, a Napoli si son vissute emozioni fortissime.
Crisi. Oggi la parola crisi sembra essere di gran moda e perché non usarla dunque anche per inquadrare il difficile momento del Napoli. Voci altisonanti del calcio partenopeo e non solo, hanno facilmente inquadrato (magari non essendo mai entrati nello spogliatoio) la malattia del Napoli, senza però cercare di capire quali solo le cause. I risultati non fanno che dare ragione a loro, ma le partite di questo inizio di anno, vanno analizzate singolarmente, una per una. Ognuna di esse infatti, è il frutto di una partita diversa, nelle quali anche il Napoli è sceso in campo in maniera diversa. A partite in cui il Napoli è stato davvero sfortunato, si sono alternate partite in cui il Napoli ha ampiamente meritato ciò che poi ha racimolato in campo, partite in cui la sete da goal di Cavani, la sregolatezza di Lavezzi e la fredda lucidità di Hamsik sono mancate in maniera determinante. Come in maniera determinante è mancata la velocità di Cristian Maggio, al quale oggi dobbiamo fare anche gli auguri per il suo trentesimo compleanno. A ciò si devono aggiungere gli errori arbitrali, che loro malgrado fanno pur sempre parte di quella componente umana di cui è fatto il gioco stesso del calcio. Un sequenza storta alla quale fa coda la semifinale di Coppa Italia giocata giovedì sera a Siena, in cui il Napoli per ampi tratti ha espresso comunque un potenziale offensivo importate, che si è infranto contro i legni della porta toscana.
Cannavaro chiama i tifosi, chiedendo tanta comprensione e soprattutto tanto sostegno. Il capitano azzurro ha sempre sott’occhio il termometro dell’umore dei tifosi, ai quali è particolarmente legato, come del resto è legato anche alla maglia che indossa e della quale è più che orgoglioso. Sa bene che da questa serie di partite si potevano ricavare molti più punti e non può che non ammetterlo. Forse davvero è solo un momento di appannamento. Giocare poi contro squadre che difendono praticamente in dieci, complica ulteriormente le cose, ma il Napoli deve essere anche in grado di creare alternative (come fanno le vere squadre) per cercare di risolvere le partite. Sta qui la differenza per l’effettivo salto di qualità. È evidente agli occhi di tutti che il Napoli è micidiale nelle ripartenze, con i giocatori avanzati che divorano gli spazi sia ai lati che al centro. Tutto ciò naturalmente non può accadere quando l’avversario al contrario, chiude tutti gli spazi, costruendo spesso fitte barricate davanti l’area. È proprio in questi momenti che Mazzarri deve intervenire, variando l’assetto, attingendo dalla panchina, rinforzando magari il reparto offensivo.
Col Chievo di sicuro non sarà facile. La bestia nera del Napoli verrà al San Paolo per attendere e non certo per fare la partita cercando come da copione, di pungere in contropiede sfruttando anche il momento non proprio brillante di alcuni titolarissimi della difesa. Mazzarri lo sa bene e sa anche che deve dare un segnale alla squadra, cambiare qualcosa e perché no, provare anche Edu Vargas, che nell’ultima apparizione in campionato ha dato ampi segnali delle sue capacità. Chissà che non possa diventare il nostro portafortuna contro il Chievo, visto che dopo la rimozione dei santini dal tunnel degli spogliatoi, i tifosi ed i giocatori devono trovarsene uno nuovo. Santini a parte, che tutti noi speriamo tornino comunque al loro posto, il Napoli deve vincere a tutti i costi, non per il campionato, nel quale a differenza di quanti dicano il contrario, c’è ancora tanto da giocare, ma per il morale, la fiducia e soprattutto per iniziare a lanciare un segnale oltremanica. La partita di Champions si avvicina ed è arrivato il momento di rientrare in campo con la sete di vittoria.
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