Arresti domiciliari per il comandante della Concordia, Francesco Schettino: il gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, gli ha concesso di tornare a casa, ritenendo probabilmente che non sussistessero più gli estremi per trattenerlo in carcere. Decisione che non trova d’accordo il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, che ha affermato di essere curioso di conoscere le motivazioni del provvedimento che potrà leggere domani. Per le accuse che gli sono state imputate, omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave, Schettino rischia una condanna fino a 15 anni di reclusione.
Ieri al Tribunale di Grosseto dove ha avuto luogo l’udienza preliminare per la convalida del fermo di Francesco Schettino, la parola è passata al comandante e al suo avvocato, Bruno Leporatti. Nel racconto di Schettino, che ha confermato la sua presenza ai comandi della nave la sera di giovedì 12 gennaio al momento dell’impatto con lo scoglio, l‘estrema difesa del suo operato e il respingimento dell’accusa di aver abbandonato la nave.
Quanto alla manovra eseguita dopo la collisione, rivendica la perizia e la scelta intelligente di virare e dirigere nuovamente la prua verso Civitavecchia (non dunque verso Savona, allontanandosi a largo), in modo da accostare quanto più possibile la nave alla riva e permettere che si adagiasse su un fondale non troppo profondo, “salvando così di fatto la vita di tante persone”. Gli va infatti riconosciuto il merito di aver avuto almeno questo lampo di lucidità fra i tanti errori e le troppe incongruenze della sua mente che hanno provocato la sciagura. Il sospetto, infatti, ascoltando la telefonata occorsa tra lui e il capitano De Falco subito dopo il naufragio, il suo eloquio impastato e privo di rigore logico, è che Schettino fosse ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, motivo per il quale la procura ha disposto test tossicologici.
Nel frattempo è salito a 11 il numero delle vittime, mentre restano da cercare ancora 28 persone, i cui nomi sono stati diffusi ieri sera dalla Prefettura di Grosseto.
Mancano all’appello, tra i passeggeri:
Maria D’Introno, di Biella;
Maria Grazia Trecarichi e Luisa Antonia Virzì, dalla Sicilia;
William Arlotti e la figlia Dayana di 5 anni, di Rimini;
Giuseppe Girolamo di Alberobello, Bari;
i tedeschi Bauer Elisabeth (f), Ganz Christina Mathi (f), Ganz Norbert Josef (m), Goergens Gertrud (f), Grube Gabriele (f), Hoer Egon (m), Neth Margarethe (f), Schall Inge (f), Stumpf Siglinde (f), Werp Brunhild (f), Werp Josef (m), Galle Horst (m), Schroeter Margrit (f);
quattro francesi: Blemand Michael (m), Gannard Jeanne (f), Gregoire Pierre (m), Litzler Mylene (f);
due statunitensi: Heil Barbara (f), Heil Gerald (m).
Tra i membri dell’equipaggio sono ancora dispersi:
Feher Sandor (m), Ungheria;
Rebello Russel Terence (m), India;
Soriamolina Erika Fani (f), Perù.
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