Si attendono ancora i risultati dell’autopsia, ma sembra ormai certo, secondo le perizie balistiche, che ad uccidere Marco D’Apice, 39 anni, colpito sul piazzale antistante il suo ristorante, sia stato il proiettile di una pistola e non un razzo partito dalla batteria di fuochi artificiali cui aveva appena acceso la miccia. Stava infatti festeggiando così l’ultima notte dell’anno, mentre all’interno del suo locale, Villa Alexis a Casandrino, nel Napoletano, un centinaio di clienti, nonché amici e parenti della vittima, consumavano il cenone di San Silvestro. Il volto deturpato dall’ampia ferita che gli ha squarciato bocca e mento aveva fatto ipotizzare in un primo momento che l’uomo si fosse trovato sulla traiettoria di uno dei missili appena innescati, partito improvvisamente prima che egli stesso riuscisse ad allontanarsi. Le cose sembrano invece essere andate diversamente.
Il proiettile di una calibro 7.65 che gli ha provocato il distacco della mandibola, entrato dalla bocca e mai uscito dalla testa, potrebbe essere stato sparato da un parente, un amico o un cliente del ristorante che, trovandosi sul piazzale a fianco a D’Apice, ha esploso anche gli altri nove proiettili i cui bossoli sono stati ritrovati a poca distanza dal corpo della vittima.
Probabilmente chi ha sparato lo ha fatto puntando la pistola a terra, ma uno dei proiettili è rimbalzato sull’asfalto ed ha centrato il viso del ristoratore. Si indaga quindi sugli ospiti presenti nel ristorante: uno di loro, involontariamente, secondo gli uomini della scientifica, si sarebbe trasformato, per la solita colpevole imprudenza e per la stupida consuetudine di festeggiare con la pistola la fine dell’anno, nel killer di San Silvestro e potrebbe essere accusato di omicidio involontario.
Al momento, però, nessuno degli interrogati ha fornito elementi utili all’indagine e della calibro 7.65 non c’è alcuna traccia. Il sospetto è che si tratti un’arma detenuta illegalmente, visto che tra i testimoni presenti al momento della sparatoria nessuno sarebbe in possesso del porto d’armi.
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