Il caso delle protesi mammarie francesi prodotte con silicone non conforme ad uso medico rimbalza anche nel padiglione ospedaliero del reparto di Chirurgia Plastica della Seconda Università di Napoli. Sono infatti moltissime le pazienti che, avendo subito in passato un’operazione di aumento del volume del seno e avendo appreso la poco rassicurante notizia da giornali e tv, si sono rivolte all’azienda ospedaliera per avere delucidazioni sulle azioni e i comportamenti da adottare per far fronte alla nuova situazione.
Per ora il Ministro della Salute ha sancito la realizzazione di un censimento, da stilare a partire dal prossimo primo gennaio, che raccolga tutti i dati delle pazienti sottoposte ad intervento di mastoplastica con protesi Pip, ossia le protesi prodotte dall’azienda francese sotto accusa.
Intanto il reparto interessanto del nosocomio napoletano, diretto da dott. Francesco D’Andrea, ha già avviato un punto d’ascolto per tutte le donne che negli ultimi anni sono si sono sottoposte ad un intervento di mastoplastica additiva con protesi Pip. Naturalmente, il centro è aperto anche a tutte coloro che non sono a conoscenza del nome della casa produttrice delle proprie protesi.
I medici consigliano alle pazienti di effettuare specifici esami e controlli per vagliare lo stato delle protesi e per constatare lo stato di salute delle interessate. A tal proposito, lo staff del reparto di Chirurgia Estetica dell’ospedale resterà disponibile dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 14, previa prenotazione da effettuare al numero 0815665557, per valutare ogni singolo caso e programmare l’iter diagnostico – terapeutico più giusto da intraprendere.
Il caso delle protesi Pip scoppiò già nel 2010, quando l’autorità francese AFSSAPS mise sotto inchiesta la Poly Implant Prosthese (Pip), a seguito dell’aumento ingiustificato di rotture di protesi mammarie realizzate proprio dalla suddetta azienda. Venne così scoperto che la Pip realizzava protesi con silicone non adatto all’utilizzo medico, e che pertanto tali prodotti andavano ritenuti estremamente pericolosi per la salute, in alcuni casi addirittura cancerogeni.
L’allarme, lanciato solo qualche giorno fa, è stato esteso a più nazioni europee, in quanto si contano diverse migliaia di pazienti alle quali sono state applicate protesi Pip: in Italia il numero delle donne sottoposte ad intervento e alle quali sono state inserite le protesi sotto accusa si aggira intorno alle 7mila pazienti, 40mila in Inghilterra e circa 30mila in Francia.
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