Esattamente un mese fa, l’ex presidente del teatro Mercadante, Sergio Sciarelli, dava le dimissioni e rimetteva nelle mani del primo cittadino Luigi De Magistris la nuova nomina. A distanza di qualche tempo, altri due membri del consiglio di amministrazione dello stabile, Giulio Baffi e Giuliana Gargiulo, hanno ceduto il passo. Il teatro stabile partenopeo si è ritrovato così in una situazione di emergenza, sia per la vacanza dei posti all’interno del cda, sia per problematiche di carattere economico. Inevitabile, quindi, la necessità di una riorganizzazione strutturale per far fronte alle varie emergenze presenti.
Dopo un toto-nomi rituale, che voleva l’ex procuratore Giandomenico Lepore alla presidenza del teatro, i rappresentanti del Comune di Napoli, della Regione Campania, della Provincia di Napoli e dei Comuni di Pomigliano d’Arco e di San Giorgio a Cremano si sono riuniti per decretare le nuove posizioni all’interno del cda. All’unanimità è stato scelto come nuovo presidente dello stabile il prof. Adriano Giannola, già presidente SVIMEZ e della Fondazione Banco di Napoli, nonché docente di economia politica alla Federico II, fra i papabili per volere demagistriano fin dall’inizio. Gli altri nuovi componenti del cda sono Stefano De Matteis, Adriana Pollice, Gennaro Famiglietti, Giulio Di Donato, Roberto Pirozzi, Roberto Nicorelli.
Sfumata quindi la nomina dell’ex pm, al quale il governatore Caldoro starebbe per affidare un delicato incarico regionale di indagine e verifica circa le gare d’appalto. Resta a bocca asciutta anche Francesco Barra Caracciolo, già membro del vecchio consiglio di amministrazione e che era in lista, quanto meno ideale, per il posto da nuovo presidente. Fra i nuovi membri anche Giulio Di Donato, fedelissimo di Craxi e dal passato giudiziario non particolarmente limpido.
L’assemblea dei soci ha anche stilato ed attuato un piano immediato per evitare la messa in stato di liquidazione del teatro, da tempo in forte perdita economica: infatti i soci stessi hanno versato i contributi necessari per la ricostituzione del fondo di dotazione dello stabile, evitando così una sorte tragica ad uno dei teatri più importanti della città e che, vuoi per la crisi, vuoi per altri fattori più o meno correlati, ha fortemente risentito della congiuntura economica negativa.
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