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Un sogno chiamato Napoli

Tutto secondo i piani, ma quanta sofferenza. Il Napoli è nella storia per aver agguantato un passaggio di turno agli ottavi di Champions, che a dire il vero non ha il sapore del miracolo, ma della grande impresa. Dato per sconfitto in partenza al momento dei sorteggi, rivalutato dopo l’esordio più che convincente con il Manchester City e adesso temuto da tutti, perché mina vagante in una Champions League che dopo la pausa invernale si prospetterà ancora più emozionante. Un cammino lungo, quello dell’armata Mazzarri, che con una certa scioltezza se ne va, come se nulla fosse, diretta agli ottavi di finale, mandando il super Manchester dei petrodollari a fare l’Europa League.

Eppure non c’è nulla da meravigliarsi, perché il Napoli questa qualificazione l’ha pensata e sognata, convincendosi sempre di più dei propri mezzi, partita dopo partita, minuto dopo minuto, sfoggiando prestazioni al di sopra delle più rosee aspettative.

Che gli uomini di Mazzarri avessero tutte le potenzialità per esplodere, questo lo si sapeva, ma che la loro forza d’urto potesse essere così devastante, forse non lo sapevano neanche loro. Quella di ieri sera contro il Villareal è stata forse la partita meno bella dal punto di vista del gioco, almeno per i primi sessanta minuti, ma di sicuro è stata quella con la tensione agonistica più forte e che sicuramente avrà i suoi risvolti sulla psiche e sul carattere dei giocatori, che dal Madrigal sono usciti ancora più forti di prima dimostrando, in primis a se stessi, la loro effettiva caratura. Il Napoli ha digerito la Champions, è in grado di gestire le emozioni, adesso è capace di soffrire, di passare in vantaggio, di avere il pallino della gara e all’occorrenza affondare definitivamente gli avversari. Tutto questo nella notte magica di Villareal, la notte che catapulta il Napoli nella storia, la notte nella quale il Napoli di Mazzarri eguaglia quello di Maradona, anch’esso arrivato agli ottavi della Coppa dei Campioni. Paragoni che non reggono per diversità di competizione, ma che servono a caricare d’orgoglio tutta la squadra. Mai così in alto da quando De Laurentiis ha preso le redini della società, costruendo pezzo dopo pezzo un sogno chiamato Napoli.

Il Napoli adesso può dirsi davvero squadra di caratura internazionale, perché nonostante sulla carta fosse più forte degli spagnoli (che al Madrigal non hanno mai perso contro un’italiana), è riuscita a liberarsi di quella tensione che ha bloccato le gambe per i primi sessanta minuti (della quale è caduto vittima anche Mazzarri), impedendo di realizzare anche le giocate più semplici, come il goal divorato da Zuniga dopo qualche minuto dall’inizio della partita, imbeccato splendidamente da un Lavezzi, che anche ieri sera ha incantato tutti, mettendosi la squadra sulle spalle e suonando la riscossa.

Riscossa che puntuale è arrivata,  iniziata con il siluro di Inler dal limite dell’area e portata a compimento da un immenso Hamsik che ad un centimetro dalla linea di porta ha messo dentro il più pesante dei palloni mai calciati. Una prova di carattere in cui, oltre al Pocho, spicca la prestazione di Maggio, inesauribile sulla fascia destra. Undici minuti, tanto è bastato al Napoli per chiudere la pratica e gestire la palla fino alla fine. Undici minuti nei quali si è passati dallo sconforto per il raddoppio del City sul Bayern, all’incontenibile esplosione di gioia per una qualificazione che stava rischiando di sfuggire di mano. Ma il destino stavolta ha fatto sì che il Madrigal non fosse nuovamente la tomba dei sogni di gloria (come accadde l’anno scorso in Europa League), bensì il punto di partenza di una corsa che, a questo punto, nessuno davvero potrà dire dove finirà.

Lo scoglio più duro, il girone infernale, adesso è un capitolo chiuso; davanti c’è una competizione che potrebbe riservare ancora tante sorprese e che per il momento ha già fatto entrare nelle casse del Napoli un bottino da circa dieci milioni di euro, che potrebbe ulteriormente aumentare in vista di un ipotetico passaggio ai quarti.

Conti in tasca a parte, questa Champions, per i nostri ragazzi, si sta rivelando una scuola di altissima specializzazione nella quale, oltre alla tecnica, impari a forgiare anche il carattere e la mentalità di squadra vincente e con un maestro giusto riesci anche a non perdere mai la capacità di restare con i piedi per terra, dote fondamentale per affrontare e non sottovalutare mai gli avversari.

Adesso per un po’ la Champions può attendere, perché c’è un campionato da giocare ed uno svantaggio dalle vette della classifica da recuperare, partendo subito da domenica sera contro il Novara. Forse per un volta non vale la pena di pensare al campionato, per una volta magari è giusto godersi il momento di gloria perché il Napoli ha realizzato qualcosa che ha dell’incredibile e che si divide tra sogno e realtà. Nessun sogno è tutto vero e allora mai come questa volta distogliamoci dai sogni, perché la favola si è concretizzata… e si chiama Napoli.

Nicola Meluziis

Calcio Napoli e non solo. Segue gli azzurri da anni. Si occupa anche di cultura ed ambiente a Napoli. Archeologo professionista e fotografo.

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