Nei giorni scorsi l’assessora alla cultura Miraglia ha tagliato col bisturi il nastro di inaugurazione del Museo delle Arti Sanitarie e della Storia della Chirurgia, una nuova struttura che raccoglie un vero e proprio viaggio inusuale all’interno del panorama medico partenopeo degli ultimi tre secoli. Inusuale perché nella nostra città intorno al settecento vi era la credenza che le opere d’arte potessero aiutare i medici nel loro lavoro nonché i malati a guarire: da questa tradizione e cultura del bello è scaturito un patrimonio immenso disperso finora fra i vari ospedali storici di Napoli.
Con la costituzione di questo nuovo museo, ospitato negli spazi dell’antico Convento delle Pentite all’interno dell’Ospedale monumentale degli Incurabili, si vanno proprio ad unire tutte le opere trascurate nel tempo e che finalmente trovano un’unica “casa” degna di ospitare veri capolavori troppo a lungo sottratti alla conoscenza pubblica. Insieme con quadri e sculture, verranno esposti anche antichi strumenti utilizzati agli albori della medicina partenopea.
Il museo è regionale e non usufruirà, almeno al momento, di fondi erogati dalla sanità pubblica anche perché, così come ci tiene a sottolineare il generale Maurizio Scoppa, commissario Asl, “soldi disponibili non ce ne sono” e la priorità di un museo resterebbe secondaria rispetto alle esigenze più pressanti di altre situazioni. La realizzazione o l’organizzazione del museo si è così basata prettamente sulle forze di soli volontari, medici e professionisti nel campo dell’arte, che hanno gratuitamente collaborato a questo progetto con forte convinzione. Promotore e direttore del nuovo museo è Gennaro Rispoli, primario chirurgo e, naturalmente, appassionato di storia dell’arte.
Con la costituzione di questo museo ritrovano una nuova sede anche numerose opere recuperate dal Nucleo Tutela del Patrimonio dei Carabinieri e che nel tempo erano state trafugate dalle sale degli ospedali storici e smerciate al mercato nero.