Paese che vai, usanze che trovi: in questi ultimi anni l’usanza che ha preso piede in Italia sembra essere quella degli incontri a luci rossi dei politici nostrani. Se la nazione più volte è stata costretta a sorbirsi la descrizione dettagliata del “bunga bunga” di Berlusconi e delle sue “cene conviviali” con sfilate di giovani ragazze alla ricerca di guadagno facile (o almeno così sembra), ora tocca ai Comuni avere a che fare con gli emuli delle “tradizioni” del premier.
È il caso di Solofra, dove il sindaco Antonio Guarino è stato accusato di aver avuto incontri a luci rossi all’interno del Palazzo del Comune. A lanciare l’accusa è Enzo Clemente, consigliere comunale di opposizione che ha affermato di aver ricevuto, in forma anonima, un plico contenente diverse foto che ritraevano il primo cittadino del comune irpino in atteggiamenti compromettenti con alcune impiegate comunali, all’interno di Palazzo Orsini (sede del Comune). Clemente ha annunciato di aver consegnato le immagini ai carabinieri e, dopo aver lanciato un “appello alle donne di Solofra che non sono ritratte in quelle foto” che “non meritano di essere rappresentate da questo sindaco”, ha chiesto le immediate dimissioni di Guarino e della maggioranza.
Visti i precedenti “nazionali” non sorprende che il primo cittadino di Solofra minimizzi la vicenda parlando di “questione talmente ridicola che non meriterebbe risposta”. “Secondo queste accuse – afferma Guarino – le vicende si sarebbero verificate nel mio ufficio al secondo piano del Comune, costantemente aperto ed affollato di cittadini e consiglieri. Le foto raccontate non possono esistere; siamo alla reazione inconsulta di un soggetto in preda a manifestazioni patologiche. Quest’uomo – ha concluso il sindaco riferendosi a Clemente – ha già collezionato quattordici querele per diffamazione e dodici citazioni per danni. Non sa più che fare. Le foto compromettenti esistono solo nella sua mente malata”.
Insomma anche se in piccolo, la vicenda ricalca quella che ha tenuto banco nell’ultimo anno sul piano nazionale: accuse e difesa seguono la falsa riga del copione scritto già tra Roma e Milano. Ora non resta che aspettarci una telefonata in questura per liberare una nipote minorenne di qualche presidente straniero.