Il Comune di Napoli è la prima amministrazione ad accogliere l’invito arrivato dal Referendum di giugno sull’acqua pubblica: il consiglio comunale ha infatti approvato la delibera che modifica la ragione sociale dell’Arin spa, che diventa un’azienda a carattere totalmente pubblico che si chiamerà Acqua Bene Comune Napoli. Una decisione importante che premia il lavoro dei diversi movimenti civici sull’acqua pubblica che hanno fortemente caldeggiato questo passo.
La decisione è stata spiegata dall‘assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli che ha anche la delega per l’acqua pubblica: “È stato scelto un modello giuridico pubblico diverso dal passato, da associare al bene comune oltre la dicotomia privata”. Lucarelli spiega come l’Acqua Bene Comune Napoli ha “l’obbligo di reinvestire e migliorare le infrastrutture con progetti di interesse collettivo” e prevede “una partecipazione collettiva dei cittadini, un potere consultivo dei lavoratori” e inoltre dà al Consiglio comunale il compito di approvare atti fondamentali dell’Azienda, come il bilancio.
Nel corso del Consiglio comunale in cui si è discusso della delibera, erano presenti nell’aula diversi esponenti dei movimenti civici da sempre sostenitori dell’acqua pubblica come padre Alex Zanotelli. Soddisfazione per l’approvazione della delibera è stata espressa dal sindaco De Magistris che ha voluto ringraziare il movimento per l’acqua pubblica: “Siamo andati anche oltre le intenzioni del movimento per l’acqua pubblica – ha affermato il primo cittadino partenopeo – perché ci stiamo occupando di beni comuni e democrazia partecipativa”. L’acqua non sarà, nei progetti del sindaco, l’unico bene comune su cui l’amministrazione lavorerà: “Noi poniamo attenzione – dichiara De Magistris – al concetto di bene comune in generale. Beni come il sapere, la conoscenza, la cultura, il mare, il territorio, internet. Patrimoni che non devono appartenere alle multinazionali e ai privati, perché appartengono solo alle cittadine e ai cittadini di questo mondo”.
De Magistris punta alla creazione di un “modello alternativo dal punto di vista culturale, sociale ed economico” per fare in modo che da Napoli siano portati avanti modelli alternativi con la democrazia partecipativa“. Per il sindaco quindi la decisione presa oggi rappresenta “la volontà del sindaco, della giunta, del consiglio e, soprattutto, del popolo, di muoversi nella direzione della difesa dei beni di tutti e della partecipazione all’amministrazione da parte della cittadinanza”.
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