Pompei cade a pezzi: uno dei siti archeologici più conosciuti nel mondo si sta sgretolando. Ieri un nuovo crollo ha riguardato un muro romano di oltre tre metri situato nei pressi di Porta di Nola, vicino la cinta murarie della città antica: il crollo è avvenuto verso le 21.30. L’area è stata chiusa al pubblico e sottoposa a sequestro: nella zona interessata è in corso ora un sopralluogo del direttore degli Scavi, Antonio Varone, e della Soprintendente, Teresa Elena Cinquantaquattro. Sul luogo anche gli esperti che dovranno stabilire la causa del cedimento: probabile che il crollo sia dovuto alle forti piogge che hanno interessato la Campania nei giorni scorsi.
Il muro crollato non fa parte di alcuna “casa”, ma è la parte superiore di un paramento murario realizzato con la tecnica dell’opus incertum. Il cedimento avviene a quasi un anno di distanza dal crollo della Domus Gladiatori, la splendida costruzione con affreschi alle pareti e con un mosaico all’ingresso che ospitava la scuola d’armi degli antichi combattenti. Il crollo della Domus suscitò scalpore e polemiche con le dure parole del presidente Napolitano che parlò di “vergogna per l’Italia”. Di là a qualche settimana un altro cedimento interessò gli Scavi Archeologici di Pompei, con la caduta del muro perimetrale della “Casa del moralista”, area però chiusa al pubblico.
Oggi l’ennesimo crollo quasi preannunciato dalle parole del sottosegretario ai Beni Culturali, Riccardo Villari, che neanche due settimane fa aveva affermato la necessità di “mettere subito in sicurezza il sito di Pompei” perché con l’imminente arrivo delle piogge c’era “il timore di nuovi crolli”. Lo stesso Villari si auspicava l’avvio di “una manutenzione ordinaria continua” senza la quale “il pericolo di altri cedimenti” è alto e affermava l’urgenza di interventi, anche in vista della visita del commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn al quale si sarebbero dovuti presentare “dei fatti” per ottenere lo sblocco dei 100 milioni destinati al recupero degli scavi.
Fatti che evidentemente non ci sono stati se, alla prima pioggia, sono ricomparsi i crolli: se le piogge mettevano a rischio Pompei perché non è stato fatto nulla o quasi dallo scorso inverno? Perché si è aspettato l’arrivo di un nuovo autunno per lanciare l’ennesimo allarme inascoltato? Domande che non possono trovare risposta: così come non può trovare giustificazione il fatto che un’area che dovrebbe essere un vanto per il Paese, sia diventata motivo di vergogna. Capita anche questo in una nazione dove basta un temporale per rischiare la vita.
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