L’annuncio della probabile chiusura dello Zoo di Napoli ha generato una serie di problemi molto importanti circa la destinazione degli animali qui ospitati in cattività, molti dei quali anche anziani: la preoccupazione maggiore è che si possa realizzare la medesima situazione del 2004, quando, sempre a causa del fallimento della società dello zoo, morirono decine di animali per mancanza di cibo e di cure.
Il caso di cui in questi giorni si discute riguarda la destinazione di alcune capre di razza napoletana. Alcuni mesi fa, infatti, fu lanciato l’allarme per il rischio di definitiva estinzione per la ‘Capra Napoletana’. La rivista partenopea “Agricultura e Innovazione” aveva acquistato un gruppo di animali per scongiurarne l’estinzione. Tali capre, però, dovevano purtroppo essere trasferite perché non era più possibile tenerle nell’allevamento che le ospitava e quindi il rischio poteva essere quello di finire al macello. A rispondere all’appello lanciato dal direttore della rivista Nando Cirella, a mezzo stampa, fu proprio lo Zoo di Napoli. Ora che però lo Zoo è in bassa fortuna, toccherà anche alle capre trovare una nuova sistemazione.
Il Bioparco di Roma si è così offerto di “adottare” le capre, ma i responsabili del progetto hanno deciso per il no. “Leggo con piacere – spiega Cirella – le dichiarazioni del direttore del Bioparco di Roma date al collega Fabrizio Geremicca del Corriere del Mezzogiorno, il Bioparco non potrà ospitare gli animali dello Zoo di Napoli, ma tutt’al più potrebbe accogliere solo degli uccelli o le capre napoletane. In qualità di proprietario delle capre in questione, sono contento dell’interesse, ma il progetto capra è nato in Campania e non ha ragione di esistere fuori dalla regione. Sono tantissime le richieste di affidamento che mi sono arrivate in questi mesi, quindi non sarà difficile trovare una casa alle capre, ma sarò sicuramente più soddisfatto se lo Zoo di Napoli continuerà ad esistere, portando avanti il progetto lanciato dalla mia rivista”.
Anche per Vincenzo Peretti, esperto di biodiversità animale, e per Luigi Esposito, presidente della Waves (Wild Animals Vigilance Euro-Mediterranean Society), e componenti del comitato scientifico della rivista, lo zoo potrebbe diventare un punto di riferimento scientifico per la città di Napoli, che punti a riqualificare le aree destinate a ricovero degli anziani animali selvatici ospitati e diventare una sorta di fattoria didattica per le razze domestiche a rischio di estinzione. Questo è il momento giusto – continuano i due docenti – per partire e per dare la giusta collocazione ad un’area di otto ettari, che si trova al centro della città, ricca di varietà botaniche e non solo di fauna da proteggere, ma anche di beni monumentali di particolare pregio da rivalutare”.
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