Il procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero de Raho, torna a far sentire la propria voce denunciando la gravissima condizione in cui versa la Procura: i tagli economici attuati sono senza precedenti. Da tempo, ormai, gli straordinari di autisti ed agenti di scorta non sono più retribuiti. La conseguenza è che i magistrati, impegnati nelle indagini contro la camorra ed il crimine organizzato, hanno di fronte a sé due scelte: interrompere il proprio lavoro entro le ore 18 di ogni giorno, tornando in tutta sicurezza a casa ma rimandando al giorno successivo ogni eventuale passo avanti nell’indagine, oppure continuare a lavorare, garantendo ai cittadini una maggiore celerità giudiziaria ma correndo il rischio di restare vittime di agguati e minacce.
Una situazione davvero paradossale, soprattutto se si pensa che, a detta del procuratore, basterebbero solo 20mila euro per superare l’impasse fino al mese di gennaio, data prevista per lo stanziamento di nuovi fondi.
La querelle continua a distanza: il ministro della Giustizia Nitto Palma, durante un intervento a Ravello, aveva banalizzato la questione con queste parole: “Il problema degli straordinari non esiste solo per Napoli ma anche per altre regioni d’Italia e altri uffici importanti, penso a Reggio Calabria. Non mi pare che altrove vi sia stata un’analoga protesta. Spero di poter risolvere rapidamente il problema, ma all’epoca mia le uniche manifestazioni di questo genere avvenivano in presenza di fatti molto gravi. Come il mese di protesta che venne fatto alla Procura di Roma dopo l’assassinio di Mario Amato”.
Dalle parole del Guardasigilli, quindi, sembrerebbe che, per segnalare una situazione di potenziale pericolo per i magistrati, o dei provvedimenti che potrebbero implicare delle inefficienze nel sistema giudiziario, debba prima scapparci il morto. Un intervento sicuramente poco rassicurante per i magistrati, sottoposti ogni giorno a minacce ed “avvertimenti” per il solo fatto di svolgere il proprio lavoro onestamente.