Sono come il diavolo: una ne pensano e cento ne fanno.
Ecco l’unica affermazione, forse molto ironica, che si possa pensare dinanzi l’ ultima trovata del clan Casalese, operante nella provincia di Caserta. Gli astuti spacciatori confezionavano beni alimentari al gusto di cocaina. Questa era contenuta in confezioni di mozzarella e pane inviate da un ristorante di Trentola Ducenta, comune dell’ agro aversano, in provincia di Caserta, ad Osimo, in provincia di Ancona. Questa città era la residenza di un esponente del clan, ora collaboratore di giustizia, che aveva fatto della sua casa una centrale operativa per la compravendita e lo spaccio di cocaina.
Tutta la perfetta e diabolica organizzazione e il nuovo ingegnoso trucco, ideato dai casalesi, per spacciare è stato scoperto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, i quali, dopo lunghe indagini, si sono serviti della collaborazione del pentito stesso e sono stati coordinati nel loro operato dalla Dda ( Direzione Distrettuale Antimafia) partenopea. Quest’ ultima ha emesso un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque persone, le quali hanno subito la sentenza delle Dda nelle prime ore di questa mattina grazie all’operato dei carabinieri di Caserta e di quelli di Ancona. Gli uomini, tutti affiliati al clan Casalese, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di avere favorito l’ organizzazione camorristica.
Episodi di questo genere, quali spaccio, arresti, organizzazioni camorristiche, ingegnose trovate per prendersi beffa delle forze armate dello Stato, sono all’ ordine del giorno nelle province sotto il controllo Casalese. Un controllo che forse ci spaventa; una ramificazione, la loro, che è arrivata molto lontano dalla base principale di Casal di Principe. Ancona ne è un’esempio. La Dda e la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) sono sempre attive e con il loro lavoro cercano di attaccare nelle radici più profonde questa potente organizzazione camorristica.