Sono 31 gli avvisi di chiusura indagini che sta notificando la Digos di Napoli in relazione all’inchiesta sui disordini scoppiati lo scorso anno a Cava Sari durante le manifestazioni contro la discarica: le indagini sono state condotte dalla Procura di Torre Annunziata.
Vari i reati contestati agli indagati: si va da minaccia a resistenza fino alle lesioni aggravate in concorso a pubblico ufficiale, tutti commessi nel corso delle manifestazioni di protesta avvenute tra settembre e dicembre 2010, in piena emergenza rifiuti. L’avviso di chiusura indagini può essere interpretato come un indizio dell’imminente rinvio a giudizio dei 31 indagati.
Le indagini fanno riferimento ai gravi disordini che sono scoppiati lo scorso autunno in piena emergenza rifiuti: per oltre due mesi, decine di cittadini dei comuni in cui sorge la cava hanno attuato manifestazioni di protesta e blocchi stradali per impedire l’apertura di una seconda discarica all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. I manifestanti hanno impedito per diversi giorni l’ingresso degli autocompattatori all’interno della discarica e in varie occasioni ci sono stati scontri anche con le forze dell’ordine. Le proteste fermarono la costruzione di una seconda discarica e portarono alla promessa che si sarebbe proceduto alla messa a norma di Cava Sari, destinata soltanto ad accogliere i rifiuti dei comuni vesuviani.
Ora, dopo quasi un anno, l’inchiesta sui disordini che si sono verificati tra settembre e dicembre 2010 è giunta alla conclusione, con i 31 avvisi di chiusura indagini consegnati dagli agenti della Digos di Napoli; tutto questo proprio nei giorni in cui la Cava Sari è tornata agli onori della cronaca: nelle scorse settimane, infatti, si è acceso il dibattito sui livelli di inquinamento delle falde acquifere della zona.
Inoltre la discarica è ormai quasi satura e ancora non si conosce cosa succederà da qui a dicembre, quando presumibilmente Cava Sari non potrà più accogliere i rifiuti. I timori che la tensione possa nuovamente salire e che possano tornare a scoppiare le proteste, potrebbero essere confermati dai fatti, se dovesse essere effettivamente stabilito l’allargamento della cava di cui si vocifera in questi giorni. Contro l’ipotesi di ampliamento della discarica si battono i vari comitati di protesta con in testa le “Mamme Vulcaniche”.
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