Prima il blitz nella redazione del Metropolis, poi le minacce agli edicolanti: la camorra torna a mettere sotto tiro la stampa e lo fa rivolgendo il suo sguardo contro il quotidiano di Castellammare di Stabia. A denunciare il tutto ai carabinieri, lo stesso direttore di Metropolis, Giuseppe Del Gaudio che racconta nei dettagli come il clan D’Alessandro abbia intimato di non mandare in onda la prima pagina dell’edizione Sud nel corso della rassegna stampa del mattino di Metropolis Tv.
A compiere il blitz sono stati i familiari di Salvatore Belviso, arrestato nel 2009 per l’omicidio del consigliere del Partito Democratico di Castellammare, Luigi Tommasino: alle 6.30 del mattino, secondo il racconto del direttore del quotidiano, si sono presentati in redazione intimando di ritirare l’edizione del giornale e la messa in onda della prima pagina nella rassegna stampa. A far scatenare la rabbia del clan è la notizia riportata in apertura dal Metropolis: il pentimento di Belviso e il suo matrimonio in carcere. Il clan, oltre all’intimidazione alla redazione del giornale, ha intimato agli edicolanti della città di non vendere il quotidiano: alcune persone hanno, infatti, fatto il giro delle edicole per stracciare le locandine e “vietare” appunto la vendita dei giornali.
Sull’episodio indagano ora i Carabinieri, con il direttore Del Gaudio che parla di “fatto gravissimo; una vera e propria intimidazione che mira a limitare la libertà di stampa. Questo gesto non fermerà il nostro lavoro di cronisti che hanno sempre raccontato i fatti del nostro territorio”. Solidarietà alla redazione di Metroplis è stata espressa dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, con il presidente Ottavio Lucarelli che chiede alle forze dell’ordine di individuare i responsabili e di garantire la vendita del quotidiano nell’area stabiese.
Solidarietà espressa anche da Francesco Emilio Borrelli, responsabile delle pagine campane del quotidiano Terra, che annuncia per domani la pubblicazione delle vicende che riguardano Salvatore Belviso “esponente del clan D’Alessandro attualmente in carcere e fresco sposo dopo essersi pentito”. Lo stesso Borrelli chiede che “tutti i quotidiani e i mezzi di comunicazione riportino in evidenza la gravissima vicenda, amplificandola al massimo in modo che sia impedito in futuro che qualcuno pensi, con la violenza, di non far circolare una notizia minacciando la stampa libera”.