Non è nuovo alle provocazioni il sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, anche questa volta impegnato nella lotta, a suo eccentrico modo, contro l’abolizione della famosa zona rossa vesuviana. «Vogliono farci morire ancor prima dell’eruzione del Vesuvio? Ebbene, impediscano alle giovani coppie, con un’ulteriore ridicola legge, di consumare i matrimoni e dar vita ad una nuova famiglia. O meglio, impediscano loro di far figli».
«Se Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e tutti gli altri comuni di quest’area – continua Esposito – sono più in pericolo degli altri, se qui per effetto delle norme non si può abbattere e ricostruire una casa fatiscente rendendola sicura e antisismica, se i nostri giovani devono rinunciare a costruirsi una vita a meno di non emigrare altrove, ci dicano chiaramente che vogliono ucciderci tutti prima dell’eventuale eruzione, tanto l’economia l’hanno già ammazzata».
La zona rossa indica il perimetro geografico entro il quale l’eruzione del Vesuvio potrebbe compiere, in un eventuale scoppio, più danni; ma è da dire che, in una catastrofe del genere, nessun luogo limitrofo sarebbe al riparo ed anzi, a poco sono servite le pressioni operate in passato sui tecnici scientifici per far si che la zona venisse ridotta a pochi comuni anziché a tutte le pendici del vulcano. In sostanza, e su questo si concorda pienamente col sindaco di Sant’Anastasia: cenere, lava e lapilli che dovessero essere eruttati dal vulcano, colpirebbero allo stesso modo sia Somma che Pomigliano.
«I rischi dovremmo prevenirli con leggi che costringano i residenti a mettere a norma le proprie case – precisa Esposito -, magari prevedendo un piccolo aumento di volumetria per dare la possibilità ai nostri giovani di rimanere qui». Ma nel contempo il sindaco, proprio sostendo la sua crociata, minaccia di regalare una mega confezione di profilattici sia all’assessore del bilancio Perna, fresco sposo, sia a tutte le neo famiglie del paese per “impedire” la nascita di nuovi bambini che “non potranno mai avere una casa qui, non potranno mai abitare nel paese che ha dato i natali ai loro genitori”.
Ma il vero problema sostanziale è, e rimane fino a nuova soluzione, che in queste zone sono sorte decine e decine di costruzioni abusive che, seguendo un criterio urbanistico sprezzante del pericolo e decisamente aleatorio, hanno cominciato la scalata al monte Somma senza probabilmente capire che il Vesuvio è tutt’altro che un gigante buono e sonnolento.
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