Il Napoli si scioglie a Verona contro il Chievo: la squadra azzurra non riesce a sfatare il tabù e va ko al termine di una partita brutta, dove i tiri in porta sono stati i veri assenti. Il Napoli perde e questa volta non arriva neanche la consolazione (magra, ma pur sempre consolazione) di aver disputato una buona gara: Mazzarri si dice soddisfatto della squadra, ma ieri i partenopei hanno giocato male. Male il reparto avanzato, non bene è andata la difesa: dopo un primo tempo in cui il terzetto dietro ha in qualche modo retto l’urto (non tanto forte a dire il vero) degli avanti veneti, nella ripresa De Sanctis in almeno tre circostanze (escluso il gol) ha dovuto salvare la porta. Merito di Di Carlo che ha indovinato la mossa, mandando in campo Moscardelli in versione trequartista: l’attaccante appena vede azzurro si scatena e puntale è arrivato il suo gol.
Colpa però soprattutto di Mazzarri che ha azzardato troppo con una vera e propria rivoluzione mascherata da turn-over: sette cambi, sette, rispetto alla sfida con il Milan. Tanti, troppi, anche per una rosa che si è attrezzata al meglio per affrontare le tre competizioni. Difesa reinventata con Aronica, unico superstite del trio titolare, messo in un ruolo non suo, al fianco dei debuttanti nell’undici titolare, Fernandez e Fideleff; attacco completamente nuovo con i tre tenori lasciati a casa o in panchina e Mascara, Santana e Pandev lanciati insieme dal primo minuto. Solo il centrocampo non è stato rivoluzionato, con Dzemaili al posto di Inler e Zuniga al posto di Dossena in un cambio già sperimentato.
Le conseguenze della rivoluzione di settembre di Mazzarri sono state evidenti fin dal primo minuto: i meccanismi perfetti che contraddistinguono il Napoli non sono mai stati messi in campo. Ma la colpa del tecnico non è tanto nell’aver perso i tre punti sul campo (una sconfitta in casa del Chievo ci può stare) quanto nell’aver dato una botta al morale delle “riserve”. In difesa Fernandez e Fideleff hanno dimostrato di essere discreti giocatori, ma negli occhi di tutti (e anche nei loro) rimarrà solo l’errore fatto dall’ultimo arrivato in occasione del gol. Non sarebbe stato meglio non mandarli allo sbaraglio, magari schierando Fernandez ieri e Fideleff contro la Fiorentina? Discorso simile per gli attaccanti che non hanno certo aumentato la propria autostima dopo una prestazione abulica come quella offerta ieri: non era pensabile far riposare uno dei tre tenori nella sfida di sabato prossimo? Il risultato dice che Mazzarri ha sbagliato e poco convincono le sue giustificazioni nel post gara: il tecnico ha parlato di rivoluzione necessaria visti i tanti impegni che aspettano gli azzurri.
Ragionamento che può anche essere giusto, ma allora perché le altre squadre impegnate in Europa non hanno fatto la stessa cosa? Perché il Milan (considerando anche le attenuanti degli infortuni) ha cambiato al massimo due giocatori per partita? Perché anche l’Inter strampalata di Gasperini ha cambiato solo tre giocatori? Interrogativi a cui Mazzarri deve rispondere e magari lo farà parlando della necessità di preservare i giocatori da infortuni muscolari. E allora un’altra domanda mister: è giusto perdere punti per non perdere pezzi?