Dopo il bacio inaspettato alla teca di San Gennaro nel giorno della festa del Patrono di Napoli, il sindaco della città de Magistris annuncia, nuovamente a sorpresa, di voler realizzare una moschea e un luogo di accoglienza ed incontro per tutte le religioni. Entro la fine dell’anno, infatti, verrà decisa la zona da destinare alla costruzione del nuovo edificio religioso pronto ad accogliere la comunità musulmana partenopea.
«Ho investito l’assessore Tuccillo affinchè individui il luogo dove far nascere un punto di culto per la religione islamica – ha precisato il sindaco – considerando che a Napoli esiste un’ampia comunità con la quale intendiamo ampliare la collaborazione». Così, dopo la partecipazione del primo cittadino alla festa islamica della chiusura del Ramadan, ecco pararsi di fronte un nuovo progetto che, per molti aspetti, urge poco nell’interesse “urbano” dei Napoletani.
Ma de Magistris continua, sostenendo imperterrito che «Napoli è anche una città di integrazione, l’ho ricordato anche ieri in occasione di San Gennaro. Mi piace parlare di religione, più che di cattolicesimo, è importante la religiosità e sarebbe bello anche riuscire a trovare un luogo simbolico in cui unire le religioni».
Grandi progetti quindi, ma in molti lamentano il fatto che i veri problemi della città siano altri: in una Napoli che ancora affoga fra i rifiuti, parlare di una moschea o di un qualunque altro progetto che non vada a migliorare le preesistenti annose situazioni, rischia solo di pararsi come una sorta di ostruzionismo oppure di fumo negli occhi, quasi per mettersi al pari dei progressi politici realizzati dai famosi sindaci “liberatori di città”.
Nella società post 11 settembre è inutile negare che, per quanto si voglia essere città d’integrazione, la paura di un attacco terroristico da parte di persone di religione musulmana rimane alto. Un esempio ne è il sondaggio on line realizzato dal quotidiano Il Mattino: alla domanda “Sei d’accordo alla costruzione di una moschea a Napoli?”, hanno risposto “no, non sono d’accordo” il 55,9% dei partecipanti, al fronte di un 41,9% di “si, sono d’accordo” e da un più indeciso 2,2 % di “non so”.
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