Tra la sacralità del rito e il profano della festa cittadina: San Gennaro non fa attendere molto i suoi cittadini e alle 9.11 ripete il miracolo. Niente attesa spasmodica quindi per le sorti della città: il sangue del santo patrono si è sciolto subito in un rituale che si ripete da quasi mille anni e che è una ricorrenza vista come di buon auspicio per le sorti della città che sorge alle falde del Vesuvio. Quando, infatti, il miracolo non si compie (o si compie in ritardo) è segno di una calamità che si abbatterà sulla città: la storia racconta come il sangue del Santo non si sciolse nel 1939 (prima che l’Italia entrò in guerra), nel 1973 (anno del colera a Napoli) e nel 1980 (anno del terremoto in Irpinia).
Quest’anno la ricorrenza è stata al centro delle polemiche in seguito allo spostamento alla domenica delle feste patronali inserito nella manovra finanziaria: sia la chiesa che le autorità cittadine hanno tuonato contro la decisione del governo, parlando di miracolo che non può essere spostato a piacimento.
E, puntale, il sangue del San Gennaro si è sciolto rispondendo alle preghiere e alle orazioni dei credenti, con il Cardinale Sepe che ha rimarcato la natura religiosa dell’evento e ha tenuto a lanciare un messaggio di speranza per Napoli: “Bisogna fermare chi non vuole che la città torni ad essere se stessa – ha dichiarato Sepe -, all’altezza di una storia che nessuna crisi potrà mai mettere in ombra e cancellare”.
Presente all’interno del Duomo anche il sindaco De Magistris che dopo aver baciato, come da tradizione, la teca del Santo, è voluto tornare sulle polemiche della vigilia affermando che “Napoli è tutta qui, al di là del credo politico e delle convinzioni religiose” e nonostante qualcuno abbia pensato che “un governo in scadenza possa cambiare anche le festività religiose”. “Il giorno di San Gennaro – ha continuato il sindaco – fa parte della storia della nostra città, è una tradizione religiosa, identitaria e popolare che unisce la cittadinanza. La città però – ha concluso De Magistris – non ha bisogno di miracoli per andare avanti, ma del lavoro duro delle persone”.
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