Palazzo Chigi ha finalmente rotto il silenzio: dopo più di duecento giorni di prigionia, il governo dice la sua sul sequestro dell’imbarcazione italiana attaccata dai pirati lo scorso febbraio al largo della costa somala. I familiari dei marittimi tenuti in ostaggio da mesi chiedono, in ogni modo, l’intervento delle istituzioni: non si contano più gli appelli rivolti al Capo dello Stato, al Ministro degli Esteri, alla Farnesina, affinché sia fatto qualcosa per il rilascio degli italiani rapiti.
Sino a questo momento le uniche risposte ottenute dai familiari erano stati discorsi vaghi e diplomatici che non prospettavano nessun intervento concreto. Oggi, però, il governo ha diffuso una nota in cui prende finalmente posizione sulla vicenda: nessun riscatto sarà pagato ai sequestratori.
Le istituzioni, come si legge nel comunicato, non possono per nessuna ragione “sostenere alcuna azione che si traduca in favoreggiamento della pirateria”. Il governo, d’altro canto, ci tiene a sottolineare che il motivo per cui, sin ora, non è stata presa in considerazione l’eventualità di intervenire militarmente per la liberazione dell’equipaggio, è la specifica richiesta dei familiari in tal senso. Un blitz armato, infatti, potrebbe mettere in serio pericolo di vita i marittimi tenuti in ostaggio. La ferocia dei rapitori non è più un mistero: proprio durante questa settimana è giunta ai familiari una nuova, drammatica, telefonata da parte dei propri cari a bordo della Savina. “Ci stanno torturando, stiamo morendo, aiutateci”. Queste tremende parole non possono che generare angoscia ed un profondo senso di impotenza nei familiari.
La nota del Governo ha il peso di un macigno, dunque, anche a causa della richiesta che sulla vicenda cali il silenzio stampa. Una condizione cui i parenti degli ostaggi non hanno alcuna intenzione di sottostare: la reazione alla nota diffusa stamane, infatti, è stata immediata. Visto il no delle istituzioni, i familiari sono tornati a chiedere l’intervento della società armatrice Fratelli D’Amato affinché si prenda carico del pagamento della somma richiesta dai sequestratori.