Quando partì nel 2003 fu definita la più grande inchiesta contro il traffico illecito di rifiuti: a otto anni di distanza “Cassiopea”, l’operazione dalla quale Saviano ha fatto nascere “Gomorra”, è fallita sotto i colpi delle clamorose lungaggini di cui è vittima la giustizia italiana. Il gip Giovanni Caparco del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stato, infatti, costretto a chiedere il non luogo a procedere per tutti i 95 imputati: prescritti i reati minori, mentre per i più gravi, quali disastro ambientale e inquinamento delle acque, la Procura non ha trovato elementi sufficienti per procedere.
L’inchiesta portò alla luce un grosso traffico di rifiuti illegali che partivano dalle aziende del nord Italia e arrivavano nelle campagne della Campania; le indagini degli inquirenti arrivarono a ricostruire il tragitto che facevano i rifiuti che partivano dalle industrie di alcune regioni del nord (Lombardia, Piemonte, Veneto ma anche Emilia Romagna e Toscana) e venivano poi trasportati illegalmente nelle campagne del casertano, dove poi venivano sotterrati. Questa pratica molto diffusa faceva risparmiare tempo e denaro agli industriali che pagavano un prezzo minore rispetto a quello che avrebbe richiesto uno smaltimento legale dei rifiuti.
L’operazione Cassiopea ha subito nei suoi otto anni di vita diversi rallentamenti: sul traffico illecito di rifiuti, infatti, indagò prima la procura di Santa Maria Capua Vetere ma il giudice, solo quasi alla fine dell’udienza preliminare, individuò il reato di associazione camorristica inviando gli atti alla Direzione distrettuale antimafia. Anche in questo caso, dopo alcuni anni, la procura antimafia ritenne che l’inchiesta non rientrava nelle proprie competenze e rispedì gli atti alla procura di Santa Maria Capua Vetere.
Dopo questo rimbalzo di atti, l’inchiesta è stata poi fermata anche da numerosi errori di notifica e trasferimento dei giudici, fino ad arrivare al “verdetto” di oggi che sancisce il fallimento dell’inchiesta: i 95 indagati, quasi tutti proprietari di aziende che mandavano illegalmente i rifiuti nel casertano e autotrasportatori, sfuggono quindi alle maglie della giustizia a causa dell’ennesima dimostrazione di quanto il nostro sistema giuridico abbia bisogno di riforme che puntino ad una ottimizzazione dei tempi e non alla difesa “personale” del politico di turno.
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